Kremuzio

Quel magnifico Moog dei miei sogni


Bella sorpresa oggi su Google! C’è un Doodle, ovvero quell’intestazione animata del motore di ricerca, che commemora i 78 anni della nascita di Robert Moog. Che con quel cognome non poteva che inventare qualcosa di strano, ovvero il sintetizzatore musicale a portata di quasi tutti. http://www.google.com/doodles/robert-moogs-78th-birthdayE me lo sognavo di notte! Non tanto per comporci chissà quali musiche celestiali, una nota per volta, neanche fossi un virtuoso della tastiera, ma per strimpellarci sopra e sperimentare i vari filtri per far uscir fuori dalle casse un suono strano, sporco, futuristico, che magari ricordasse film di fantascienza o grandi pezzi pop progressive.Ad esempio il mitico Tarkus di Emerson, Lake & Palmer. Fatto sta che ogni volta che conoscevo qualcuno, ad esempio un amico ricco, che avesse una simile tastiera (anche non proprio quella originale) ma una piena di manopoline, cercavo di simulare il ripido attack ed il breve sustain per ascoltare quel suono simile al verso di una papera (qua-qua-quaquaaaa qua qua qua qua qua quaaaaaa qua quaraquaqua … etc) confrontate qua se non è lo stesso (a partire dal minuto 16:55):Vabbè, reminiscenze adolescenziali che mi avevano preso nel DNA al punto tale da recuperare un progetto di sintetizzatore monofonico da una rivista tecnica. Era la metà degli anni 70. E mi ero messo di buzzo buono, al punto tale da costruire i circuiti stampati, mettere da parte i circuiti integrati necessari ed una manciata di componenti. Troppo arduo per uno studentello del liceo che viveva di paghette… Ho ancora tutti gli incartamenti, le fotocopie che puzzano ancora di quella chimica delle fotocopiatrici IBM di una volta (sempre meglio del ciclostile, però), e qualche integrato lineare op-amp… Ma oltre a masturbarmi mentalmente sugli schemi e sognare note fantascientifiche, di più non potevo sperare.Ma un giorno vedo un annuncio e rimango folgorato. 50mila lire per un sintetizzatore un po’ arrugginito, non proprio quello originale, ma uno fatto in Italia. Aveva un sacco di manopole colorate, proprio come piaceva a me, una tastiera con tre ottave ed una base di legno. Artigianale ma funzionante.Ormai saranno 30 anni che ogni tanto prendo dalla cantina quel fardello sempre più arrugginito, ma mi metto in testa la cuffia, e nella penombra della mia stanzetta spingo tasti cercando di azzeccare scale musicali che ricordino pezzi famosi, con le variazioni timbriche che solo una sapiente combinazione di smanopolamenti dei vari inviluppi riesce a placare la mia sete di suoni strani. Certo che se sapessi suonare sarebbe meglio!