Kremuzio

Cronache marine di una domenica annunciata


Che in parole povere vorrebbe dire ieri sono andato al mare, o così ho fatto credere al mondo. Niente di strano, dopotutto è giugno e la canicola si fa sentire anche se resti chiuso in salotto con l‘aria condizionata. Però c’è l’abbronzatura ancora fresca da mantenere, e questo nella nostra società dell’apparire è molto importante, che se torni al lavoro bene scurito ed il giorno dopo ritorni bianco, possono pensare che ti sei cosparso di polverine scurenti. Non sia mai, che se vogliono posso anche far vedere il segno del costume, anche se siamo in ufficio, e che cavolo…Ma le cose vanno fatte con calma, che il mare sa aspettare. Quindi si mangia per benino, frutta e caffè e ci si prepara. Pronto l’ombrellone, la spiaggetta, ovvero la seggiolina che ti permette di restare seduto con le chiappe a mollo, la borsa con gli asciugamani ed i generi di prima necessità quali succhi di frutta, frutta allo stato originario, acqua, metal detector e settimana enigmistica.Indosso il costume, scendo in strada e via si parte. Il traffico non sembra così impossibile, tutti rispettano la partenza intelligente e scorrono veloci sulla corsia d’emergenza, così per impaurire i ciclisti, che tanto che ci vanno a fare al mare sotto questo sole? Un bel passaggio ravvicinato accanto alle peripatetiche in attesa all’ombra della pineta, che salutano e sorridono e non riesci a capire a quale sesso appartengano. Per questo ci si avvicina fin quasi a sfiorarle. Ad occhio stiamo 60-40, 6 maschi e 4 femmine, anche se alla fine sono tutti/e brutti/e uguali per cui non so se abbiano fatto qualche soldo. Penso comunque di sì.Il lungomare si presenta con le sue interminabili file di macchine parcheggiate in mezzo alle frasche e lungo i divieti di sosta assoluti. Le migliaia di vigili che vigilano e di guardie che guardano e di carrattrezzi che caricano auto con gli antifurti che gridano “al ladro” parcheggiate male, mi accompagnano mentre mi muovo a passo d’uomo. Prima-seconda-folle-prima-terza-pardon mi sono sbagliato-seconda e così via. Dall’autoradio ascolto canzoni vintage che mi ricordano quanto era bello quando al mare non ci si andava se non per mangiare il pesce e sparare ai barconi da sbarco e lanciare le frecce ai feroci saladini.Non si trova un buco dove parcheggiare e sperare di ritrovare l’auto, e così facendo continuo verso sud. In pratica controllo le coste tirreniche fin verso la Calabria, inutilmente. Ok esagero, ma mi sembra quasi che stia cambiando fuso orario, ed il sole si avvicina lentamente all’orizzonte. Metto altri 6-700 euro di benzina, visto che comincia a lampeggiare la spia, e la lancetta sale fin verso a metà serbatoio. Quando vedo che da lontano un’auto mette la freccia ed esce da uno striminzito parcheggio assolato. Scatto come Nuvolari nel gran premio di Monza del 55 ed inchiodo secondo codice della strada rivisitato per effettuare un comodo parcheggio. Schivo i proiettili di un paio di equipaggi di villeggianti che vorrebbero pensare solo lontanamente di aver visto il posto prima di me. Per fortuna la mia mira per il fast parlking e per il bazooka è encomiabile al punto tale che la loro Multipla ed una Croma riverniciata che forse non c’entrava niente, stanno fumando di un fumo nero e vivido mentre scendo dalla macchina con l’ombrellone. Cammino per una mezzora sulla spiaggia alla ricerca di un posto dove sdraiarmi. Non riesco ad aprire l’ombrellone e sfrutto quelli tutt’intorno a me, che tanto il sole non si vede più e l’ombra è totale. Mi sistemo alla bell’e meglio sui piedi di una coppia di pensionati che cerca ancora di mandar giù la peperonata alla sabbia.Ma ci penserò dopo a togliere le macchie d’olio che scendono sulla settimana enigmistica. Un bel tuffo è obbligatorio. L’acqua è calda e giallastra. Guardo da distante e calcolo velocemente, e voi sapete quanto io sia bravo in matematica. Dunque, ad occhio pensando alla densità per metro quadrato del numero di ombrelloni che conto e memorizzo moltiplicato i bagnanti che vi sono sotto e la marea di quelli che giocano a racchettoni sulla prima secca e quelli che fanno finta di nuotare, e quelli che urlano e quelli che lanciano senza bravura pallonate alle signore incinte, ed i bambini che si mettono in bocca la sabbia, e le signore che mangiano con gusto il Calippo, e quelli che le guardano e che non sanno se guardare costoro o quelle che si perdono il reggiseno saltellando sulla battigia, dovremmo essere più o meno sugli 854 milioni di persone.Il sole comincia a scendere dopo 3 minuti che abluziono con le mani sotto la sabbia alla ricerca di vita che non morda. Trovo solo un preservativo consunto e viscido che inizialmente scambio per una medusa. Basta così. Faccio pipì anch’io ed esco dall’acqua.Riprendo le mie cose, le rimetto a posto e mi incammino verso il parcheggio calpestando vecchiette bambini e coppie in calore che si scambiano effusioni e liquidi corporei frammisti a granelli di sabbia e conchigliette e bacarozzetti neri vivacissimi. Trovo l’auto grazie al fatto che due auto stanno ancora andando a fuoco, e risalgo. Il motore è ancora caldissimo e la puzza d’olio mi ricorda che dovrò andare dal meccanico prima o poi.Mi metto in coda per il ritorno a casa, cosa che puntualmente accade a notte fonda del giorno dopo. Faccio un altro rapido calcolo che per 12 minuti di mare sono stato in auto rinchiuso con l’aria condizionata per 14 ore circa spendendo sui 1200 euro di benzina. Per fortuna ho risparmiato sul vitto. Le banane sono ancora allo stato semisolido e mi riforniscono di potassio. Il costume ancora bagnato mi provoca piaghe da decubito salate e doloranti, ma la penicillina che cresce insieme ad altre muffe colorate sulla pelle mi guarisce quasi subito.Forse arrivo a casa, forse no, non ricordo, ma di certo oggi sono al lavoro. Non so se andrò mai più al mare, anche perché ho finito i soldi riservati alla benzina per questo decennio. Sì, dalla domenica prossima resto in salotto con l’aria condizionata a vedermi le repliche di Forum.