Kremuzio

Festa del patrono, festa di paese


Roma è una città o metropoli paesana. Aldilà del centro, dei turisti e del cosiddetto cuore pulsante artistico-culturale-commerciale, non ha nulla da invidiare a qualsiasi paesino del centro-sud.E’ inutile darci una parvenza nobile o da puzza sotto il naso, ospitare corse di formula1 o olimpiadi a mondiali vari. La vera essenza popolana esce fuori quando meno te l’aspetti o quando te l’aspetti veramente. La gente di Roma, anche se di romano è rimasto ben poco, si somiglia un po’ tutta. Li senti parlare con le loro parlate napoletane, ciociare, abruzzesi, calabresi e siciliane. Li senti alzare la voce con strascinamenti umbro-marchigiani o viterbesi, con accenti africani o russi. Sono tutti là, nei momenti riservati al popolo.Ieri è stato uno di quelli, davanti alla basilica di S.Paolo fuori le mura, apoteosi dello scontro sacro-profano.Per me che abito ad un tiro di fionda dalla basilica, questo è il giorno di festa che prediligo. Non si devono fare regali né sottostare a regole o tradizioni particolari. Esci di casa verso mezzogiorno e ti accorgi che, unico giorno dell’anno, è pieno di macchine parcheggiate dappertutto. Si va a fare un salto alle bancarelle che occupano quei trecento metri tra la chiesa e l’incrocio dopo parco Shuster. 3 file di bancarelle delle più burine ti offrono la loro mercanzia a basso prezzo e basso valore. Praticamente ogni cosa che compri qua non ti dura fino alla ricorrenza successiva. Alcune cose hanno anche prezzi alti, ma si può contrattare e combattere sul prezzo. Ci sono quei camperoni che vendono cd “originali” con canzoni fasciste e neomelodiche, stornelli e storielle spezza cuore. Che vendono magliette con la testa di Mussolini e con una foglia di canapa, altri carrozzoni con porchetta, dolci multi colorati e multietnici frammisti a strane cose fritte tramandate da vecchi cuochi con la gotta. Rubizze signore affettano porchette o puliscono peperoni insieme a “coglioni di mulo” coppiette ed il vero couscous alla romana. Nessun problema per la digestione: di solito l’organismo rigetta il tutto e puoi andare a vomitare nel parco e magari concimi un albero. Questa mattina non ho comprato niente. Mi sono limitato ad osservare il vero spettacolo, ovvero lo struscio delle famigliole popolari multiculturali e multietniche che mi mangio con gli occhi neanche fosse un film di Pasolini. Magari i vestiti sono diversi da quelli dei film dei ragazzi di strada, ma i dialetti sono gli stessi di “Accattone”. Qualcuno ci somiglia ed alcuni hanno anche i capelli imbrillantinati, o così sembra. Anziani scuri di pelle con ciuffi da rockabilly, basettoni e canotte che mettono in mostra tatuaggi tipo “mamma ti voglio bene”, ancore e ballerine sui bicipiti. Fantastico. Le mogli sono tutte grassissime con pantacollant bianchi attillati o vestite da vedove di paese. I figli ed i nipoti sono obesi quasi tutti, con la maglietta della Roma e stanno mangiando zucchero filato o un panino unto. Poi ci sono le coppie ibride, con lei bellissima africana o asiatica o dell’est Europa e lui un po’ più anzianotto e tarchiato oppure giovane con la faccia da pappone. Poi le vecchiette arzille truccatissime e sdentate che azzannano o gengivano una pannocchia arrostita o si ingozzano di bruscolini. Sono allegre e smuovono i cumuli di babydoll alla ricerca della loro taglia. Sono abbronzatissime e biondoplatinate.Parlano tutti alzando la voce, facendo a gara di battute per chi prende più in giro uno o l’altro. Sono brave persone anche se troppo nazionalpopolari per i miei gusti. Passo ore ad osservarle e scrutarle, cercando di non criticarle nella mia mente. Guardo cosa comprano, i soldi che hanno e come tirano sul prezzo con poca dignità.La sera ci ritorno. Ci sono più giovani tornati dal mare ed arrossati e tutte le bancarelline dei cinesi e degli africani che vendono le loro cineserie e borse taroccate. Dalle 19 lo possono fare mentre se lo fanno in altri posti ed orari li picchiano e portano in carcere. Forse la sagra paesana di S.Paolo è extraterritoriale? Non si passa più dalla troppa gente che c’è. Se fosse una manifestazione pro-governativa saremmo stati 2 milioni. C’è qualcuno che vende vuvuzelas: i bambini ciccioni piangono per farsele comprare. Trovo una signora che vende piante galleggianti sudamericane. Ne compro una che corro a mettere in un vaso pieno d’acqua e con questa scusa scappo via dalla pazza folla.Alle 23 mi affaccio alla finestra per godermi i fuochi artificiali. Durano un po’ meno degli anni scorsi ma fanno molto più casino.Cornacchie e gabbiani scappano, ma qualche ragazzino risponde con una vuvuzela.