Kremuzio

Dentista antistress (replica)


Ritengo che uno dei misuratori dello stress sia il dentista. Parlando in giro mi sono accorto che non sono l'unico a recarmi da questo artigiano del trapano senza timore, ma anzi come se andassi ad una seduta di massaggi. Non sono masochista. La giornata lavorativa è quella che è, e sacrificando un paio di ore del proprio tempo, si cambia completamente dimensione (a meno che non si sia proprio un lavoratore della dentizione).Non appena si entra nello studio, sia che ti accolga una attempata segretaria con denti d'oro o una studentessa part-time dal candido sorriso, ti sprofondi in una comoda poltrona. Se ti va di leggere di gossip, Padre Pio o nautica (possibile che i dentisti abbiano tutti la barca?), ci sono quintalate di carta da sfogliare. Altrimenti sprofondi nei tuoi pensieri. Se sei fortunato entri dopo pochi minuti, se sei sfortunato puoi aspettare anche un paio di ore. Se è la giornata no, è il dentista stesso ad avere mal di denti e, o fa la fila anche lui, o va da un altro collega. In sottofondo una radio privata ti da l'impressione di coprire chissà quale urlo di dolore, ma è solo un torpido zzzzuuuuuiiiiiiii ssssuuuuuuuiiiiiiii del trapanino ultrasonico che non mette paura neanche ai bambini. Alle pareti quadri d'autore sembrano veri. Quando ero bambino sentii la storia che i dentisti curassero gli artisti senza farsi pagare, ma ricevendo come baratto una tela, magari di scarto purché firmata. Filantropia mirata al futuro, sicuramente. Tocca a me. Entro saluto e mi siedo. L'assistente mi lega al collo il bavaglino e riempie il bicchiere. Il sedile da astronauta è sempre l'ultimo modello. Costerà come un'appartamento in periferia. Snodato e comodo ti accolge neanche fossi in una Porsche. Parla poco il dentista, a questo punto. Prende la siringona e punzecchia gengive nervetti dopo averti sganasciato. Il terrore della paresi comincia ad impadronirsi del mio corpo. Mi sembra di essere un ibrido. Ho qualcosa in bocca e fuori che non mi sembra mi appartenga. L'orrore dell'alieno in noi sembra prendere il sopravvento. Mentre aspetto che l'anestesia faccia effetto del tutto, mi andrebbe di farmi una pennichella. L'atmosfera è quella giusta, e comincio a vagare con lo sguardo tra i quadri, l'orologio, la finestra chiusa sul cortile, le attrezzature che cerco di definire nel loro uso. Sto bene, lasciatemi così per un'oretta, finalmente un momento in cui non devi far niente che aspettare. Non sei neanche costretto allo scambio di battute spiritose, finora. Poi inizia l'invasione. Mani attrezzi trapani specchietti e specilli fanno di tutto per non farti dormire in pace. Chiudo gli occhi e mi estraneo. Penso ricordi felici, la serata che mi attende, a come farò a non mordermi il mordibile durante la cena, ancora semiinsensibile. Ma proprio quando hai la bocca piena all'inverosimile di lavori in corso, ti cominciano a fare delle domande. Non so se sia una caratteristica stupida o una rivalsa o un non volersi sentir contraddire, ma ti sciorinano una serie di curiosità sul lavoro, il tempo, il mare, che non posso fare a meno di cacofonizzare con dei "ggghhhaaaa gheeee uauaghoooooo" che sembra vengano comunque tradotti ed interiorizzati. Mentre ti sale il nervosismo, fortunatamente è l'assistente, o se sei fortunato la dentista stessa, che ti si appoggia addosso con l'apparato mammifero sporgente, lasciandoti come se fossi in un film in cui tu fai la parte di Pierino sottoposto ai lavori di una equivoca Fenech. Ma forse è questo coccolamento fisico che ti risveglia l'edipo represso o la bestia che covi, a farti pensare a tutt'altro. Se sei ancora più fortunato ti senti circondato da corpi caldi e morbidi che senza lussuria ti fanno rivivere il sogno represso dell'uomo con due donne. Magari ti si risveglia l'indole poetica dell'adolescenza, ma sempre dei "ghaaaaa uanagheeee gaghaghaaaaaa" escono fuori mentre deglutisci con fatica e gorgogli con disperazione, al posto di frasi sensuali. Brutta cosa lo stress...