Le disgrazie non vengono mai sole. Prova ne è quel che è accaduto nel mio condominio, se di disgrazie possiamo parlare invece di sfortunati accadimenti. La storia comincia qualche giorno fa, quando rientrando una notte sento un vago odore di cadavere. Sniffando per il sottoscala, alla ricerca di una salma, trovo dietro una rete divisoria nel casottino dell’ascensore un topo morto per gli effetti delle esche velenose. Beh, il poverino, di una ventina di centimetri circa, giaceva espandendo il richiamo per mosche dato dal suo inizio di putrefazione. Le narici cominciavano a soffrirne, ma sapendo che un paio di giorni dopo sarebbero passati quelli delle pulizie a rendere lustre le scale (si fa per dire), vado a dormire tranquillo sei piani più in alto.In pratica però ormai dopo 5 giorni, il caro roditore estinto è ancora riverso in quel triste angoletto. La puzza arriva al terzo piano, e qualcuno cerca di ovviare spandendo orridi deodoranti spray economici nei vari piani, inutilmente.Ormai la puzza è tremenda. Nessuno di quelli che abitano a pochi metri dalla cameretta ardente ha osato buttarci sopra, se non rimuovere, i miseri resti brulicanti di bigattini. A questo punto, non so come facciano a resistere, visto che dei tre appartamenti nessuno ha mosso un dito. Io faccio solo pochi metri senza respirare ma poi non ci penso più. Loro invece ci vivono. Come quando si rompe l’ascensore e nessuno chiama l’assistenza. Come quando si brucia la lampadina ad un piano e nessuno chiama l’amministratore. Boh. Stavolta il topo morto non lo pulirò certo io. Al massimo ci porto un fiore.
Fetori
Le disgrazie non vengono mai sole. Prova ne è quel che è accaduto nel mio condominio, se di disgrazie possiamo parlare invece di sfortunati accadimenti. La storia comincia qualche giorno fa, quando rientrando una notte sento un vago odore di cadavere. Sniffando per il sottoscala, alla ricerca di una salma, trovo dietro una rete divisoria nel casottino dell’ascensore un topo morto per gli effetti delle esche velenose. Beh, il poverino, di una ventina di centimetri circa, giaceva espandendo il richiamo per mosche dato dal suo inizio di putrefazione. Le narici cominciavano a soffrirne, ma sapendo che un paio di giorni dopo sarebbero passati quelli delle pulizie a rendere lustre le scale (si fa per dire), vado a dormire tranquillo sei piani più in alto.In pratica però ormai dopo 5 giorni, il caro roditore estinto è ancora riverso in quel triste angoletto. La puzza arriva al terzo piano, e qualcuno cerca di ovviare spandendo orridi deodoranti spray economici nei vari piani, inutilmente.Ormai la puzza è tremenda. Nessuno di quelli che abitano a pochi metri dalla cameretta ardente ha osato buttarci sopra, se non rimuovere, i miseri resti brulicanti di bigattini. A questo punto, non so come facciano a resistere, visto che dei tre appartamenti nessuno ha mosso un dito. Io faccio solo pochi metri senza respirare ma poi non ci penso più. Loro invece ci vivono. Come quando si rompe l’ascensore e nessuno chiama l’assistenza. Come quando si brucia la lampadina ad un piano e nessuno chiama l’amministratore. Boh. Stavolta il topo morto non lo pulirò certo io. Al massimo ci porto un fiore.