Kremuzio

Mare, portami lontano a naufragare...


Per uno che come me non si è goduto molto il mare, quest’anno, riuscire a rubare qualche ora alla città per recarmi su di una bella spiaggia, diventa una conquista vera e propria.Dato che tra i punti più vicini a casa mia per bagnarmi i piedi nell’acqua salata è quello dalle parti di Ostia, la scelta è presto fatta.Praticamente ci sono andato quattro pomeriggi durante il weekend, il che vuol dire non proprio bagno di mare, ma bagno di sangue. Quando uno si mette ad esclamare che “siamo troppi”, probabilmente lo fa stando sulla battigia, con i piedi che sprofondano nella sabbia aiutati dalla risacca (proprio come nella foto sopra...).E’ difficile lasciar spaziare lo sguardo in posti dove non si incontri qualche decina o centinaia o migliaia di allegri bagnanti.La sofferenza inizia quando devi immetterti nella strada che porta al mare. Si chiama viale Cristoforo Colombo, forse per l’avventura che ti incoglierà improvvisa a partire dalla immissione nella corsia centrale. Ci sono 5 semafori durante quella quindicina di chilometri, messi apposta per creare traffico dal nulla. E se all’andata sotto al sole ci metti solo una quarantina di minuti, al ritorno raddoppi senza sforzo il tempo impiegato. Poi dopo l’ultimo semaforo per magia il traffico scompare. Non si sa dove finisca, ma se ci sono un milione di automobili ferme e poi diventano poche in movimento, il trucco ci sarà. Magia.Una volta arrivati alla zona chiamata “ai cancelli” ovvero una decina di km di macchia mediterranea e parcheggi e spiaggia ampia, devi posteggiare. Puoi metterci anche un’ora se ci vai prima delle 15, che devi aspettare la gente che se ne vada. E già la pressione nonostante il caldo, aumenta e vorresti uccidere centinaia di migliaia di persone.Le quali te le ritrovi vocianti e sudate sulla spiaggia, e diventa difficile trovare un posto vicino il mare per stendere gli asciugamani e sdraiarti. Finalmente lo trovi in mezzo a coppie che si baciano furiosamente e famiglie con nonne dotate di smartphone. Tra tutti, mandrie di bambini che strillano completati dalle relative madri che strillano per non farli strillare.Una bella corsetta dentro l’acqua, non per niente, ma perché dopo tutto il tempo passato in auto devi fare pipì.Tralascio il viavai di venditori ambulanti, uno ogni 15 secondi (ho misurato) che ti vendono acqua bira (con una erre), teli, cose che non si capiscono perché annunciate con un misto di pakistano-ciociaro, ciambele (con una elle), vestiti, occhiali, patatine ma solo san Carlo, pannocchie sulla brace, coccofresco, grattachecca, radio con solo musica asiatica, che sai quanto ti da fastidio solo alla quarantesima volta che te la offrono a cinque centimetri dall’orecchio mentre cerchi di appisolarti per svegliarti ustionato.Eppure domenica scorsa le cose sono cambiate.A parte il traffico che sia all’andata che al ritorno è stato angosciante, c’era posto per l’auto nel parcheggio, c’erano pochi venditori e pochi bagnanti, nonostante il sole ed una brezza fresca. Il mare freddino nonostante la pipì, ed una cosa che mi ha colpito è stato il fatto che non c’erano persone abbronzatissime. A parte il bagnino sessantenne dai capelli tinti ed i tatuaggi tribali, erano tutti bianchicci, proprio come me. Nessun superabbronzato. Meno male. Forse gli abbronzati si erano stufati, e non ne potevano più lasciando il posto a noialtri che per svariati motivi non ci siamo andati prima. E così pensando al perché, ci siamo tutti stretti idealmente a coorte per prepararci alle code del rientro…Ah, oggi sono bruciato neanche fosse il primo sole di luglio!