Kremuzio

Samantha, Olaf e le altre, donne e pupazzetti nello spazio


È stato un momento storico quello che iniziato domenica 23 novembre 2014 alle 22:01 ora italiana, quando all'interno di una navicella Soyuz è stata lanciata Samantha Cristoforetti dal cosmodromo di Bajkonur. Prima donna italiana a visitare lo spazio rimarrà per circa sei mesi come equipaggio dell'ISS, contribuendo allo svolgimento di tutte le attività di ricerca, sperimentazione e manutenzione del laboratorio spaziale in orbita. Sarà protagonista di numerosi esperimenti selezionati da Esa ed Asi, sviluppati da enti di ricerca, università e piccole e medie imprese.Ma chi è Samantha? Una donna come le altre o ha qualcosa in più? Non tutte le migliaia di donne che hanno partecipato al concorso per astronauta avevano le sue qualità, anche come esperienza nel volo. Capitano dell'Aeronautica Militare Italiana, pilota di caccia, dal 2010 ha studiato e si è esercitata nei centri spaziali mondiali per acquisire le conoscenze e le tecniche per poter seguire le procedure necessarie per tutte le operazioni di bordo nella capsula ed all'interno della Stazione Spaziale Internazionale.Ricordo un viaggio in treno davanti a lei, di ritorno da un convegno di astronautica. Di poche parole, riservata, non aveva niente della persona che è oggi. Abbastanza silenziosa, non dava ad intendere la strada che avrebbe fatto. Qualcosa cambiò, almeno nella mia percezione, quando la scorsi nel calendario della Rivista Aeronautica, vestita da pilota a fianco del suo aereo. Non proprio una pin-up, ma una persona che stava facendosi, strada, tanta strada.Sono molte le parti italiane installate sulla stazione spaziale, e molti anche gli astronauti italiani (Samantha è la settima) che di conseguenza hanno avuto il privilegio e la gioia di essere trasportati lassù. Ormai non è più tempo di eroi, ma di persone con una elevata esperienza tecnica e professionale, magari più simili a noi di quanto non fossero 40-50 anni fa. Anzi, Ad essere pignoli, il primo ad andare nello spazio nato in Italia fu Michael Collins, comandante del modulo di comando dell'Apollo 11, che vide i natali a Roma, figlio di un militare americano di stanza nell'ambasciata americana. Ma non è la stessa cosa…
Ricordiamo quanto il mondo fu sorpreso quando l'Unione Sovietica lanciò nello spazio con la Vostok 6 il 12 marzo 1962 la prima donna cosmonauta (erano cosmonauti i russi ed astronauti gli americani), Valentina Tereskova, sarta, stiratrice e paracadutista figlia di un carrista caduto in guerra. Motivi propagandistici e politici ci furono nella scelta di questa figlia del popolo che stupì il mondo scientifico. Un anno dopo Gagarin, i russi ebbero la spudoratezza di mostrare quanto facile fosse per i sovietici lanciare persone in orbita. 49 orbite terrestri in quattro giorni, eroe dell'Unione Sovietica, poi sposata ad un altro cosmonauta, non fece figli astronauti. Peccato.Passarono molti anni prima che gli Usa si decidessero a lanciare con gli Space Shuttle, 20 anni dopo Tereskova, e nell'83 fu Sally Ride ad entrare nella storia. A quei tempi si diceva che non fosse un grande sforzo, in quanto lo Shuttle era comodo come un pullman in gita ai castelli, e che anche gli anziani potevano andare in orbita così. Ne sa qualcosa Glenn. In seguito però il tributo in vite umane fu alto: morirono 4 donne nei due disastri della navetta. Adesso che i lanci con persone a bordo vengono effettuati con le solide ed affidabili Soyuz russe, rimangono le difficoltà, le accelerazioni, lo spazio angusto, gli atterraggi poco morbidi, ma rimane il fascino dell'avventura, dell'esplorazione, che non è prerogativa esclusiva del cosiddetto sesso forte.Durante il tragitto fin lassù, era felice, e si vedeva già dalla diretta all'interno della capsula, quando la telecamera la spiava mentre incastrata ad un angolo, girava il manuale di bordo con le procedure e premeva con una bacchetta i pulsanti giusti al momento giusto, sbirciando di tanto in tanto fuori dell'oblò.
In primo piano si vedeva il pupazzo di neve mascotte portafortuna Olaf, appeso sopra al pannello dei comandi con un elastico che si allungava a seconda dell'accelerazione dei razzi, degli stadi che si staccavano e che in quel momento facevano sussultare la struttura e gli astronauti, e ad ogni distacco di stadio precisissimo, la sorpresa ed un sorriso. Poi ecco il pupazzo si libera dall'elastico e non pende come un impiccato che oscilla nel vuoto, ora fluttua senza più l'attrazione terrestre. La navicella è arrivata oltre i 200 km di altezza in pochi minuti, ed ora si dà all'inseguimento della stazione spaziale da attraccare come un vascello pirata. Le prime stelle, i primi sguardi assorti verso la Terra, con le luci spente. I riflessi del sole sui pannelli solari che diventano arancione luminoso ad ogni orbita per 11 secondi. Momenti di godimento puro guardando la piccola, indifesa Terra.