Kremuzio

La valle dell'Eco


Sono venuto a sapere in ritardo della morte di Umberto Eco. Non sto sempre a vedere le ultime notizie, e nemmeno le penultime, ma so di certo che le prime pagine di molti siti e molti giornali, ad una lettura precipitosa, erano piene delle gesta di perfette per me sconosciute coppie dello spettacolo e del fatto che è stata la Golino a lasciare lo Scamarcio di turno.Però che tristezza. Una delle menti migliori di questo schifo di mondo se n’è andata, e con sé tutto quello che c’era in quel testone. Ed è questo che mi sconvolge della vita. Uno fa esperienze, impara, accumula nozioni, dati, e poi puff, scompare tutto. Tanto varrebbe vegetare, tanto la mente di un genio e quella di un pazzo, dopo la dipartita, si equivalgono. Il mistero della vita e del come prenderla è proprio questo, forse, a prescindere di cosa c’è dopo.Devo ammettere però che, ahimè, i suo scritti non mi hanno mai preso, e non sono mai andato oltre le prime pagine che, dicono, essere capolavori. Stessa sorte è toccata agli scritti di Tolkien. Mi prende una noia infinita a leggere quelle cose, ma per fortuna non sono certo io a decretare la bellezza dei libri. Saranno di sicuro capolavori. Opere d’arte di valore umano e culturale inestimabile che rimarranno nei secoli ad imperituro ricordo degli ultimi decenni, magari più delle storie di Belen e dei suo amici.