Kremuzio

Cronaca di un'esecuzione.


Ecco un raccontino che partecipa, fuori concorso, al gioco letterario del blog TUTTISCRITTORI, con tema: "Una fetta di Anguria gelata"Titolo: Cronaca di un'esecuzione.Andrea era legato al palo. Sapeva di essere spacciato mentre guardava fisso il piccolo plotone. Rideva e sembrava sfidare quei tre di fronte a lui, pronti a compiere quello che tutti si aspettavano facessero. Il mare era mosso ed il vento soffiava piccole raffiche alzando di tanto in tanto qualche manciata di sabbia. Il sole di mezzogiorno, impietoso, colpiva la parte non in ombra dell'angolo vuoto, completamente in cemento, vicino al pozzo. Un piccolo gruppo di ragazze osserva divertito: si leggeva crudeltà, o forse solo l'incoscienza, nei loro occhi. Erano tutti abbronzati ed i costumi ancora un poco umidi andavano asciugandosi sotto le sferzate dell'aria calda. Ma sembrava facesse freddo all'ombra della vecchia casa. I tre del plotone (debbo riconoscerlo, ne facevo parte anch'io) mangiavano una fetta di cocomero. Una enorme fetta di cocomero fredda, appena tirata su dal pozzo. Quasi con rispetto e con lenti movimenti, era stato tagliato a fette, e con un rituale pressoché religioso, offerto dalla ragazza più bella a noi tre. I nostri sguardi accigliati, forse per il sole, forse per la sacralità del momento, sembravano scrutare la vittima. Ma forse erano persi nel vuoto. Tutti sapevamo che quando avremmo terminato di mangiare le fette, sarebbe stata la fine per Andrea. Ed anche lui, stoicamente ed eroicamente attendeva, con un sorriso di sfida stampato sulla sua faccia sporca di sabbia. I suoi occhiali neri erano storti, ed una delle ragazze, mossa a pietà, gli si avvicinò come una moderna Veronica, e glieli mise a posto sul naso, Poi ritornò a sedersi con le altre. Ancora pochi secondi ed avremmo finito. Sputavamo i neri semi sulla spiaggia come a voler significare una nuova vita per il frutto che terminavamo. Forse qualche seme avrebbe attecchito e noi, in futuro osservando quelle piante e forse qualche nuovo frutto, avremmo ricordato questi attimi. Ma ora era il momento. "NO! Ragazzi no... non lo fate vi prego!" Andrea con la voce rotta dal pianto e dal riso istericamente cercava di chiederci una pietà che non gli sarebbe stata concessa. Comandai forte agli altri: "Plotone pronti! Caricate... puntate... Fuoco!!!" Dopo aver alzato il braccio destro e portato il sinistro in avanti per bilanciare ed ottenere più forza, scagliammo insieme le fette di cocomero addosso alla povera vittima, colpendola. Poi lo avvicinammo e con le fette rimaste gli spalmammo tutto il corpo, la testa, la faccia rendendolo una maschera di poltiglia rossastra, semi neri e rimasugli di coccia verde. Dopo alcuni secondi di grida disperate, rotte dalle urla di vittoria di noialtri, la cerimonia era terminata. Solo all'ultimo per sfregio, qualche manciata di sabbia asciutta veniva elargita dalle ragazze. Una ebbe anche l'ardire di gettarne un pochino all'interno del costume. Poi la vittima venne sciolta, ormai ridotta ad una larva di verme delle sabbie, ed additata dai presenti che, stando sotto gli ombrelloni, ci guardarono correre a perdifiato sulla spiaggia per poi gettarci in mare tutti insieme, noi, maschi e femmine, felici ed urlanti in quella giornata di agosto, tanti anni fa.