Kremuzio

Un quaderno dal passato


Mentre stavo cercando di buttare qualcosa per fare spazio a nuovi libri, ho ritrovato in un angolo di una libreria un quadernone rosso ricoperto di polvere. Uno di quei quaderni di scuola che andavano di moda alla fine degli anni 60, grezzo, dalla copertina ruvida. C’era scritto “chimica e fisica” con dei cerchietti al posto dei puntini sulle “i”. C’erano nome e cognome scritti sopra. Quanti ricordi! Non l’avevo più restituito a Sandro; un quaderno in prestito forse per l’esame di terza media. Con un rapido calcolo arrivo al 1970. Eravamo andati sulla Luna.Ricordo fin dalla prima elementare, sempre insieme, i compiti a casa sua, le costruzioni, quando il padre ci veniva a prendere a scuola e poi dovevamo accompagnarlo nei bar dove lui riparava i flipper. Dopo, per provare che tutto funzionasse bene, spingeva un pulsante con uno sportellino aperto e ci diceva: “ora tocca a voi lavorare: controllate che funzioni tutto bene”. E noi felici giocavamo per una mezz’ora a chi faceva più punti, oppure una palla per uno. A quei tempi i flipper di palle ne avevano 5.Poi ricordo le partite a palletta nel cortile della scuola, poi le domeniche al mare a Fiumicino dove aveva una casa, con un flipper sotto il portico, e sempre le partite a pallone. Nelle orecchie ho ancora la canzone “azzurro” ed altre che gettonavamo, sempre gratuitamente, dal suo jukebox personale: “era in prova” diceva il padre. Aveva un aereo con un motore a scoppio, ed una biciclettona fuoristrada, una specie di chopper. Abitavamo vicini, per cui stavamo sempre insieme. Una coppia perfetta. Io magrolino, lui cicciotello. Poi le nostre strade si sono divise dopo 8 anni, dopo la terza media lui cambiò scuola, se ne andò in uno di quei licei romani dove facevano sempre sciopero, io invece rimasi in un liceo privato, “dai preti”. Ci vedevamo solo un paio di volte la settimana quando ci allenavamo a pallacanestro, alla Fortitudo, vecchia e poco gloriosa squadra romana. Gli avevano regalato un “corsarino” con il quale veniva agli allenamenti: mitica motocicletta quattro tempi. Io neanche un “ciao”, dovevo andare a piedi o in autobus. I miei avevano paura… Poi ci siamo incontrati sempre di meno, fino a perderci di vista quando partì per il militare a 19 anni. Aveva la ragazza con la quale stava sempre insieme, i vecchi amici passano ovviamente in secondo piano. Possedeva una 127 rossa tutta per sé mentre io una 500 aragosta che fregavo di tanto in tanto a mia madre.  Peccato che non possa più restituire il quaderno come scusa per rivederlo. Sandro è morto a 20 anni per un incidente d’auto. Guidava la sua 127 rossa e stava andando con un paio di amici al bowling dell’Acquacetosa. Pioveva e l’auto è sbandata e finita contro un albero. Lui ci ha lasciati subito, gli altri amici rimasti feriti si sono salvati. Ricordo mia madre con il giornale in mano, la foto nell’articolo sul Messaggero che mostrava la 127 accartocciata. “Sandro è morto” mi disse. E’ stata una delle poche volte in vita mia che ho pianto. Sua madre mi raccontò che quella sera proprio non gli andava di uscire, ma i suoi amici insistevano tanto: volevano farsi accompagnare. E lui accondiscese. Era buono.Ogni tanto lo sogno. E’ vivo e mi racconta che ha avuto tanto da fare, poi esce fuori da qualche parte un pallone ed andiamo a giocare insieme.