Kremuzio

Ma come faccio a...


Per una volta tanto non darò colpe a nessuno, tantomeno al governo, anzi, questa volta mi accollo io tutta la colpa.Il problema va cercato nella mia infanzia: quando ero piccolo, il Natale non si festeggiava troppo, visto che a me i regali li portava la Befana. Mi sembravano troppe tutte quelle vacanze scolastiche, in cui dovevi andare a visitare i parenti, senza neanche cugini della mia età per giocare, mangiare panettoni e cioccolatini, aspettare che i grandi finissero di giocare a carte, e sperare in una tombola o in una libreria con libri interessanti o riviste con donne nude (nascoste sempre in alto). E quando arrivava la Befana ed i suoi ingombranti regali (ricorderò sempre l’emozione di aver trovato il pallone di cuoio numero 5, o gli scarpini, o il piccolo chimico, o la pista Policar), dovevi sbrigarti a giocare perché il giorno seguente si tornava a scuola. Che fregatura!Ed ora che sono grandicello mi devo sciroppare cene cenoni e partite a carte mentre me ne vorrei stare a leggere un libro in pace, o magari giocare col trenino elettrico da solo…Ma l’orrore in cui mi sento inserito è tutto quel che precede la festa vera e propria, ovvero andare a comprare regali per tutti i parenti. Non mi sembra che tanti anni fa i miei parenti si scambiassero regali con l’isteria dei giorni d’oggi. Qualche pensierino, ma non era obbligatorio, e se non ce n’erano, nessuno avrebbe detto niente. Ora invece ti senti costretto a dover accontentare tutti, rischiando di regalare qualcosa che non piace né a te né a chi la regali. I nipotini straviziati che se non gli dai un superregalo costosissimo neanche ti dicono ciao, per poi lasciarlo perdere e dimenticarsene al pacco successivo, magari piangendo perché dopotutto quello che desideravano di più non l’hanno ricevuto. Poi c’è la sarabanda di bottiglie candele profumi sciarpe e cornicette. A tutti ne spetta almeno uno di questi esemplari.Eppure quando inizia dicembre ci si dice “quest’anno niente regali… solo ai bambini ma a noi grandi niente” con un coro di “si, si, d’accordo” per poi ripensarci una settimana dopo perché una cognata casalinga che è più libera di far shopping li aveva già comprati e “pare brutto che noi non li si faccia”. Allora la domanda “che vuoi per Natale?” comincia a risuonare nella mia testa a voce e per email. E io rispondo “niente, per favore non fatemi niente…non vi disturbate” ma poi faccio la figura del misantropo e mi beccherò le solite bottiglie di liquore o una sciarpa che non mi metterò o altre cose strane. Il tutto preceduto da giornate di shopping selvaggio e disperato in cui maledico me stesso per non essere partito per un eremo ortodosso sulle montagne della Grecia o rintanato in un bordello sulle rive del Mekong.E mi chiedo: “ma come cavolo potrei pensare solo lontanamente di cambiare il mondo quando non riesco a cambiare neanche una abitudine consumistica tra i miei familiari?". E nel frattempo quell’obeso vecchiaccio peloso vestito di rosso inventato dalla cocacola sogghigna…