Kremuzio

Pioggia


Che bello quando piove, anche quando piove "troppo". Mi piace camminare sotto l'acqua che cade, che riempie le pozzanghere, che bagna e schizza scarpe e pantaloni. che mi lava il viso ed anche i capelli, se li avessi. E s'insinua nel collo e penetra e finisce in bocca, sulla barba, sporca gli occhiali e comincio a vedere offuscato, appannato, con mille riflessi che danzano e ruotano e confondono. Ma solo se sto tornando a casa. Così che possa andare difilato in bagno, spogliandomi lungo il corridoio ed aprire l'acqua calda. Acqua scaccia acqua, mai fu più vera la sensazione ottima, uterina, del liquido caldo, neanche fosse amniotico. Ma quando vado in ufficio, la mattina, e piove forte, dopo una notte di pioggia incessante, beh, non la sopporto. Ma non perché mi bagno o entra l'acqua nelle scarpe anche se mi sono ricoperto con un giaccone impermeabile e pantaloni di gomma (obbligatori per chi va in moto). Anche scafandrato meglio che posso, mi imbatto in quella che è la maggior offesa al mio stato di calma. Il traffico... Sembra che bastino due gocce e tutta Roma prende l'automobile, guidando come se fossimo in piena emergenza civile dovuta a calamità naturale. Gli autobus a rilento, trasportano frotte di gente bagnata con ombrelli grondanti, che vanno ad allargare quelle pozze sul pavimento che si incanalano sulle righe di gomma dello stesso. La calca umida, calda, olezzante e nervosa di persone che cercano di reggersi ai mancorrenti, a quelle cose strane che sembrano staffe equine, ai montanti, poggiati al prossimo senza passare per ladro o maniaco. E se ti va bene ci metti almeno un'ora, stipato come su di un carro bestiame. Sembra come se fossimo lumache. Alla prima pioggia usciamo, ci riversiamo, come seguissimo un istinto, per le strade, a lamentarci.  E quelli che non vogliono incastrarsi col proprio corpo, si incastrano con i loro astucci, le auto, così che ci vuole almeno il doppio per giungere a destinazione, e lamentarsi ancora di più del traffico. E così via in un andirivieni di causa-effetto che come un fischio Larssen ci colpisce le orecchie e ci fa male. Poi ci siamo noi, gli irriducibili del motorino, che anche se cadessero chicchi di grandine infuocata, rane o primogeniti, indefessamente si ricopriamo di gomma e svicoliamo tra pozze che sembrano buche, buche che sembrano pozze, sampietrini viscidi, rotaie del tram oleate, strisce pedonali slittevoli, piccioni grassi, pedoni che vogliono attraversare a tutti i costi, semafori che aspettano te per diventare rossi. Poi tutto scompare. Stasera tornerò a casa e per strada ci saranno molto meno auto, e sembrerà la quiete dopo la tempesta. O forse no... Piove governo ladro! (ci sta sempre bene...)