Kremuzio

Quanti lavori…


…ci sarebbero da fare se potessi rinascere un giorno! Già, in questa vita non ho fatto granché di quello che mi ero ripromesso da bambino. A specifica domanda, la risposte erano 2: inizialmente mi vedevo in camice bianco a fare lo scienziato. Poi mi diressi verso il più romantico astronauta. Mi immaginavo con un sacco di capelli bianchi, stravagante e distante, chiuso tra alambicchi e macchinari prodigiosi, ad inventare dispositivi antigravitazionali o moti perpetui. Poi ho capito che se lo avessi fatto, da bravo paranoico, sarei stato fatto fuori dai poteri costituiti in ambiti energetici. Allora mi gettai a capofitto nella scoperta di altri pianeti. Sognavo bianchissime tute spaziali ed astronavi sporche d’olio che mi avrebbero trascinato in alto, sempre di più, a visitare prima di tutto i crateri lunari, poi i canali marziani e gli anelli di Saturno. Pensavo di dribblare sassi nella fascia di asteroidi e saltellare sulle comete, giusto per vedere l’effetto che fa. Ma poi, considerando che anche piccoli viaggi all’interno di una 126 mi costavano fatica e membra anchilosate, ritenni opportuno soprassedere all’iscrivermi a corsi per corrispondenza per viaggiatori dello spazio.Poi un giorno racconterò i miei sogni su queste pagine. Ma ora continuerò a spiegare ed avvertire che alla mia reincarnazione mi troverò a nascere in un circo, dove diventerò un clown, di quelli con il naso rosso, basettoni folti e cappelli sfondati. Forse perché in questa occasione di vita che mi è stata concessa non sono riuscito a far uscire da dentro di me la bestia da palcoscenico che avrei voluto covare, penso che un’altra occasione mi spetti di diritto. A forza di essere serio e compito, sento che mi manca una via di sfogo buffonesca che mi faccia star bene. Anche solo dire stupidaggini, di quelle senza senso, raccontare barzellette idiote e dare martellate in testa, senza far male, ovviamente, con un buffo martello di gommapiuma, potrebbe essere il lasciapassare per un mondo di sogno. Si, lo so, anche i guitti hanno i loro problemi, hanno da vivere con lo stipendio, quando c’è, si innamorano della donna cannone o di quella barbuta, si sporcano di segatura e vivono nelle roulotte. Ma mi piacerebbe provare. E’ proprio questa inconsistenza della vita, basata su ritmi soffiati nei tromboni, che ti cullano con la grancassa in balia di odori della pista, si spera senza animali, ad attirarmi in questa vita monotona e politicamente corretta.Chissà cosa si prova a tingersi la faccia di bianco, a sciabordare nelle enormi scarpe camminando come Charlot. Ed urlare in quei tendoni senza eco, con un faro in faccia, correre e far capriole nella sabbia sporca solo per far ridere qualche bambino, ed avere la commiserazione dei loro genitori, che magari il giorno dopo devono andare in ufficio, proprio come me ora. Non mi fanno ridere per niente. Non devono farmi ridere, ma riflettere, darmi un momento di tragica stanchezza cerebrale, farmi sentire vuoto e senza voglia di divertimento. Non me ne frega niente di far ridere bambini, anche se a volte mi scopro a fare boccacce e smorfie quando vedo un pargoletto che mi fissa, forse per la barba che porto. Non mi importa di urlare di fronte ad un inclito pubblico quando preferirei parlare piano e farmi capire da poche persone. Ripensandoci bene, forse è questa vita piena di divieti, di esigenze, da dover affrontare da persona seria, ad avermi fatto diventare quel che sono, tutto il contrario del pagliaccio, esternamente, ma con la voglia di fare lo stupido, con uno sberleffo scemo, un gridolino sgraziato ed una capriola che mi lasci esausto sul fondo di segatura, a fissare quello spicchio di Luna che si intravede aldilà del tendone.