Kremuzio

Harrison Schmitt, uno dei dodici


Non è uno dei saggi o degli illuminati, anche se qualcuno pensa lo sia. Si tratta di uno dei dodici astronauti che hanno calpestato il suolo lunare. Un privilegiato, un mito, per qualcuno, dato che si trattava del primo scienziato, geologo, che ha dovuto farsi una full immersion per diventare pilota di caccia onde entrare nel corpo degli astronauti del programma Apollo, secondo i dettami della Nasa. In più, passa alla storia per essere stato l’ultimo uomo a zampettare e saltellare tra la sabbia del nostro satellite naturale. Era il dicembre 1972, quasi 40 anni fa (a proposito ricordo che a luglio di quest’anno sarà il quarantesimo anniversario dell’Apollo 11) l’Apollo 17 trasporta 3 astronauti ed un’auto elettrica. I loro nomi sono, oltre ad Harrison Schmitt, Eugene Cernan e Ron Evans che rimase all’interno del modulo di comando ad orbitare attorno la Luna. Fu il primo ed unico lancio notturno del programma Apollo, e rimase nella storia anche per le lunghe scarrozzate nel “rover”, circa 35 km e la prima foto della Terra completa da lunga distanza che ancora oggi è la foto più scaricata dal sito della Nasa.Ma torniamo alla cronaca, che chi vuole approfondire il viaggio può farlo in mille siti diversi…Il tam-tam tra noi maniaci di cose spaziali era iniziato da qualche giorno: non capita spesso di incontrare astronauti di un tale livello. Anzi praticamente quasi mai, in Italia. L’appuntamento era ieri al Planetario di Roma, alle 21. Praticamente gli organizzatori erano riusciti a dirottare il nostro, che doveva andare a Malta. Per far cosa non so e non lo voglio sapere, ma già mi rodeva l’idea che andasse a Malta e non a Roma, come meta del viaggio. Comunque… Mi presento alle 20 di fronte al planetario, quello vicino a Piazza della Repubblica, dove negli anni 70 passavo intere giornate quando c’era un famoso festival di film di fantascienza, Filmoni di tutte le epoche, che vedevo seduto in terra per quanto non ci fosse posto sulle poltroncine: un successone. Ricordo quell’enorme macchinario della Zeiss pieno di lampadine e lenti che simulava il muoversi delle stelle, la volta emisferica e il contorno delle casette che dovevano simulare un panorama cittadino. Beh, ieri il planetario era chiuso, e non c’erano cartelli che descrivevano alcun evento. Telefono preoccupato alle 20:05 ad un mio amico chiedendo conferma. La risposta lapidaria mi fece capire che il planetario era stato trasferito praticamente da una trentina d’anni e si trovava ora all’Eur nel palazzo della civiltà romana, un museo. Mapporc!!! Corro con lo scooter ed arrivo dopo 20 minuti. Bene ce l’ho fatta. In fila i soliti noti, praticamente li conoscevo tutti. E tutti avevamo qualcosa da farci autografare: libri, foto, buste, pezzi di carta. Si inizia: Schmitt oggi è un vecchierello arzillo che dopo una presentazione da parte dell’organizzazione, la quale si poteva anche evitare, ci parla delle sue esperienze. Tutto in inglese, senza traduzione; alcuni dei bambini si addormentano. Peccato che non abbiano fatto tradurre, avrebbero interessato molte più persone. Praticamente capisco un buon 70%, ma temo per quel che non ho compreso. Interessantissimo comunque, come anche le risposte alle domande, svoltesi in quel bell’ambiente comodo e semibuio del planetario. Alla fine inizia la rincorsa al nostro eroe con le mani piene dei supporti da far firmare. Ma un’organizzatrice ci avverte che lui è stanco e deve andare in albergo e non firmerà niente! Ma straporc!!! Cominciano a volare scarpe, reggiseni, fotocamere, cartacce ed improperi verso colui che facendo una poco dotta presentazione ha rubato tempo a noi feticisti. Rincorriamo Schmitt che se ne va verso il piccolo museo dello spazio, lo circondiamo ed a turno, aiutati dagli amici scattiamo e ci facciamo scattare foto con a fianco il nostro elegante vecchio conoscente. Se non altro qualcosa riportiamo a casa. IL vecchio macchinario della Zeiss che ricordavo nel vecchio planetario, era nell'androne. Poi discorrendo tra noi veniamo a sapere che quello degli autografi è un secondo lavoro per costoro che incassano dai 40 agli 85 dollari per spedirli in tutto i mondo, su carta o foto ufficiale. Un autografo di Neil Armstrong vale dai 1000 ai 1500 dollari, e non ne fa più (dicono) da 25 anni. Gli eroi dello spazio alla fin fine non sono poi tanto dissimili da noi… Basta pagare…