Kremuzio

Crociate da non incrociare


La settimana scorsa sui giornali di tutto il mondo, praticamente perché non sapevanon cosa scrivere, hanno parlato dei jeans. “Minano lo spirito nazionale” dicono alcuni conservatori americani che ogni tanto, accorgendosi di dire stupidaggini su argomenti seri, tanto per cambiare ne dicono su cose a margine dell’importanza oggettiva. Questi pantaloni incrocio di esperimenti tra una stoffa francese ed un colore genovese, sono probabilmente un successo dovuto proprio al voler essere tranquilli in tutte le occasioni che non siano di gala, ma forse anche in quelle.Ad esempio, stamattina mi sono accorto che dovevo dare una controllata all’olio dello scooter. Dopo aver rimesso a posto il tappino, mi sono accorto che non avevo più i pezzi di giornale che di solito ho nel bauletto, per pulire parti importanti, come ad esempi il sellino, da attentati come deiezioni di gabbiano, in questi giorni abbastanza copiose (ci stiamo preparando ad un virus aviario di nuovo tipo?). Mi sono accorto con rabbia che mi erano rimaste le dita sporche di grasso, e la giacchetta sfortunatamente chiarissima e pulita. Come fare? Semplice: mi pulisco al bordo inferiore dei jeans, all’altezza delle caviglie, dove si spera che l’occhio altrui non vada a censire macchie indecorose. Buoni per ogni occasione, essendo io un tecnico che spesso si ritrova in posti scomodi, tipo sotto una scrivania o sopra un rack di server, ciò che indosso al lavoro, fortunatamente deve essere consono all’utilizzo e non al decoro della struttura. Sono quindi esonerato, anche durante occasioni ufficiali, dal vestirmi da damerino con gessato o principe di Galles, e neanche con uno spigato sfigato. Ciò mi solleva, in quanto il mio guardaroba non contempla, volontariamente, pezzi che non siano comodi e dozzinali. Ma se i conservatori statunitensi pensano ad una massificazione, al contrario altri lo hanno giudicato un simbolo, al limite del rivoluzionario, da ostentare come un must che a volte raggiunge prezzi assurdi, snaturando l’originario significato di semplicità ed economicità. Beh, che dire, sono comodi in quanto, pur seguendo o  meno le mode che un anno li vogliono a vita bassa, un altro con la zampa d’elefante, poi a tubo, poi con tasche, e con i bottoni, e con la zip, con i risvolti piegati a cavolo, con gli stessi lasciati a strofinare in terra, poi strappati, quindi consumati, e con le paillettes, con le toppe variopinte, sporchi, puliti, con le pences, la tasca per l’orologio, quella per gli spiccioli, le bretelle, larghissimi, attillati, a pinocchietto, ascellari, puzzolenti, con i fiorellini, con la salopette, colorati, bianchi, costosissimi, preziosi… basta così. Però io preferisco indossare pantaloni multi tasche, comodi con quei tasconi sulle cosce che ci puoi mettere cacciaviti, libri, panini unti, semi da piantare, frutta, gomme da masticare, anzi no, che spesso me le dimentico sparse ed in lavatrice poi si squagliano e appiccicano tutte alla stoffa.Ma ricordo bene quelle pubblicità anni 70 in cui il centro dell’attenzione veniva attirato dalla figura, in primo piano di giovani fanciulle che indossavano solo quelli che venivano chiamati hot pants, jeans strappati all’inguine che lasciavano scoperte completamente le gambe ed il fondo del fondoschiena. Ce n’era una in particolare con lo slogan “chi mi ama mi segua” con il primissimo piano sconvolgente e lussureggiante. Eravamo disposti a seguirla in tanti, magari anche ad amarla, ma non ci hanno mai detto dove andasse, anche se ne avevamo una larvata idea.