Kremuzio

In vacanza col gatto


Come ogni anno, arrivata la fine di maggio, cerco di prendermi una settimana di ferie per andarmene al mare. Quest'anno, visto che la temperatura è alta, e che c'è un ponte per il 2 giugno, non potevo esimermi dal partire in allegria. Beh, una casetta sulla spiaggia in un paese semiabitato, è il massimo per chi voglia ricaricare le batterie senza il solito andirivieni verso l'ufficio. Già il fatto che non ci sia stato traffico e lavori sull'autostrada mi è sembrato un fatto importante. Cosa più simpatica è che il gatto, come l'anno scorso, ha continuato a restare calmo e cercato di addormentarsi prima nella sua sporta spalancata, poi sul bracciolo dei sedili posteriori, quindi sul ripiano, come se fosse un pelouche, mi ci sono voluti alcuni anni per cqpire come stessero le cose con un gatto che soffriva il mal d'auto. La prima volta che ci intrapresi un viaggio di qualche ora, me la ricordo come se fosse oggi: Il viaggio comincia con lui, Nicolino Masticone che inserito nella sportina nuovissima comincia a miagolare cupo come se lo stessi portando al macello. Purtroppo faceva caldo, e comincia a tenere la bocca aperta, con la lingua fuori a sbavare copiosamente. Accendo a palla il condizionatore, e richiude la bocca. Ora sembra stia bene. Subito dopo, neanche 500 metri percorsi, sento chiaro una puzza sulfurea... Se l'era fatta sotto all'interno del portagatto. E non solo, si era sporcato le zampe, la coda. Una situazione incresciosa. Inchiodo imprecando nel bel mezzo della Garbatella, che da quel momento non rimase più la stessa... Tutto sporco, l'asciugamano messo per farlo star comodo, completamente intriso di escremento diarroico super. 10 minuti per pulire lui e tutto il resto ad una fontanella. 10 anni per togliere la puzza dall'auto. Si riparte, pensando che comunque si sia svuotato l'intestino. Altri 500 metri. Nicolino detto Nico avverte con un preciso miagolio che sta cercando di vomitare. Lo fa con precisione chirurgica un pò dappertutto. Il consiglio amministrativo della Garbatella stava in quel momento in una riunione per decretare la nostra espulsione. Mia e di Nico, come persone non gradite. Riempio un secchione dell'immondizia con carta di giornale e carta da pulizia. Sono sicuro ora che sia da una parte che dall'altra del suo sistema digestivo sia sgombro completamente. Illuso è il mio nome.Sull'imbocco dell'autostrada mi accorgo che aveva tenuto in serbo ancora un'altra ondata sulfurea. Uno tsunami verdognolo che magari poteva essere anche divertente se capitato ad un altro. Ulteriore pulizia di auto, zampette, coda. La carta è praticamente terminata: un rotolone quasi completo. Un albero intero consumato per farmi sentire in colpa per aver cresciuto un gatto deforestatore. Le salviettine profumate danno direttamente alla testa quasi più del frutto di una digestione non di eccellenza. E questo dopo neanche 6 chilometri di viaggio. Ed un'ora e mezza di martirio.Ora non ci sono più curve. Nico, sfinito si addormenta e quasi ci si dimentica della sua presenza. Mi sento quasi di festeggiare. Dopo altre 2 ore di autostrada, calcolo che in una decina di minuti si arriverà nella casetta meta del viaggio, così che finalmente si possa ripristinare tuto il sistema di lettiera-sabbietta-acqua-cibo. Ma il pensiero viene distolto dalla puzza di orina che, con una posizione funambolica che solo un gatto, geneticamente programmato può sfruttare plasticamente, viene sparata balisticamente dal suo pisellino caricato e preciso. Per un attimo penso di abbandonarlo. Ma lo zozzetto sa che non lo farei mai, e mi elargisce uno sguardo dal quale capisco che non poteva farne a meno.Il viaggio di ritorno, preparato con centinaia di piani di morbidezza e tripli veli, è stato quasi disastroso come l'andata, ma ormai l'esperienza acquisita mi aveva preparato.Così ieri, prima del viaggio, a digiuno, senza acqua, cibo e sonno, di modo che lo sfinimento l'avesse potuto avvincere nelle sue spire di serpente boa, è stato caricato come un passeggero afamato di riguardo. Ora sta dormendo sotto un armadio completamente immerso nelle ragnatele dell'anno scorso. Esce solo per chiedere di mangiare, da bravo gatto anziano (14 anni), ma per ricordare di essere ancora un figlio di gatta chiacchierata, è riuscito a farla, di nascosto, in mezzo alla stanza su un piccolo mucchio di calcinacci lasciati dal muratore, infischiandosene dell'aria di mare satura di iodio, del bosco di pitosforo sotto le finestre e della sabbietta ecologica di nuovo tipo che costa come pizza e birra sotto casa.