Kremuzio

Mario e Gheddafi


Lo chiamavamo “Mario er matto”, anche se non mi sembrava poi tanto strano. Mio padre diceva che aveva fatto la guerra in Africa, che aveva combattuto in Libia ed era stato fatto prigioniero dagli inglesi. Questi pare avessero la pessima caratteristica di lasciare i loro prigionieri in mezzo al deserto, in aree recintate e senza cappelli, per cui il sole cocente aveva lasciato dei segni nei poveretti costretti a subire tale detenzione. Mario era uno di questi. Alla fine della guerra era rimasto in Libia e ci si era trovato bene, al fine da avere (dicono i suoi amici) un paio di mogli.Una terra strana la Libia e chissà quanto di quello che è successo dalla fine degli anni 60 è demerito degli italiani.. I vari governatori della Libia, colonia che faceva gola più per le faccette nere che per il petrolio, si diedero molto da fare per farsi odiare, anche se costruivano strade e palazzi, in cambio di dure repressioni. Rodolfo Graziani, generale macellaio, operò distruzione morte ed umiliazioni per cercare di assopire e reprimere ogni rivolta, e per far ciò non disdegnò di minare, bruciare, attaccare con gas i civili ed impiccare quotidianamente a mezzogiorno sulle pubbliche piazze ogni oppositore al regime. Probabilmente il giovane Muammar rimase colpito da quello che gli venne raccontato, anche perché rimase ferito, da bambino, da una mina italiana. Dopotutto era nato italiano, visto che vide i natali nel 1942 a Sirte, allora facente parte della provincia italiana di Misurata. Poi l’accademia militare e la specializzazione in Gran Bretagna. Divenne colonnello ed organizzò il colpo di stato contro il re Idris primo, reo di essere fantoccio dell’occidente. Instaurò la repubblica il 1 settembre 1969. Nell’anno dopo iniziò la vendetta verso l’Italia che portò alla confisca dei beni dei circa 20.000 coloni presenti, compresi i contributi previdenziali, e vennero costretti a tornare in Italia. Mario era uno di quelli. Non a caso ogni 7 ottobre da quelle parti viene festeggiato “il giorno della vendetta” proprio alla faccia del colonialismo sconfitto. Poi la storia la sapete tutti, gli attentati, l’aereo esploso in volo a Lockerbie, le ritorsioni, i bombardamenti americani, il foraggiamento del “terrorismo” islamico, l’entrata nella Fiat, il figlio che ha giocato nel Perugia, la sua tinta dei capelli (non mi veniate a dire che è il suo colore naturale…), ed in ultimo la pace fatta con Berlusconi a suon di soldi e foto di famiglia. Ieri ha bloccato Roma, è sbarcato con la foto del Leone del deserto Omar al Mukhtar appuntata sulla divisa, ed il codazzo di guardie del corpo donne. Riguardo il loro eroe nazionale, della sua storia venne fatto un film con Irene Papas ed Anthony Quinn, che guarda caso non venne mai proiettato in Italia. Speriamo che ora venga trasmesso dalla Rai, che ha l’esclusiva, proprio per conoscere la campana libica su quanto accadde a causa della barbarie fascista che ci viene accuratamente ancora seminascosta.Ma parliamo del tendone… Anche a me piacerebbe montare la tenda in mezzo a Villa Pamphili, ma non me lo fanno fare. Ricordo che tanti anni fa in un’estate calda, una notte con alcuni amici andammo a trovare dei conoscenti comuni che villeggiavano in una zona non battuta dai turisti, proprio vicino al laghetto tanto amato dai romani. Nascosti tra alberi secolari e cespugli, stavano vivendo da una settimana come trappers, mangiando scatolette, e fumando quasi esclusivamente canapa. Al nostro arrivo, dissotterrarono da sotto una radice d’albero, una bustina di plastica contenente un tocchetto scuro, che andò a rimpinguare un po’ di tabacco prontamente rollato e fumato. Mi sembrava così strano che si tratta di un ricordo che porto ancora dentro vivissimo. Chissà cosa si fumerà Gheddafi sotto quel tendone, me lo chiedo curioso. E l’altra curiosità che mi porto è: che fine avrà fatto Mario er matto?