Kremuzio

Auto storiche (la 500 che ho avuto)


Praticamente è stata la prima auto che ho guidato, anche se, ad essere pignoli, la primissima è stata la 127 rossa della scuola guida, ma non mi piaceva prima di tutto perché la prima volta che ho inserito la terza, la leva del cambio mi è rimasta in mano, e poi perché il mio primo amico compagno di scuola è morto per un incidente in un’auto simile. Ma lasciamo stare i tristissimi ricordi. La 500 rosso aragosta la guidava quasi esclusivamente mia madre, anche perché mio padre ci si incastrava dentro a causa della sua corpulenza, ed ogni volta che doveva uscire per litigare con qualcuno che gli aveva tagliato la strada, faceva la stessa scena dei film di Fantozzi quando malcapitava con l’energumeno di turno. Era ovviamente coupé, una volta che si alzava il tettuccio di tela, quasi sempre riattaccato con potentissimo nastro telato, dato che i ladruncoli preferivano quella via, una volta tagliata, per rubacchiare quel che intuivano ci potesse essere nel cruscotto. A forza di metterci il nastro diveniva un hard top a prova di coltello. Sembrava una 500 Lusso per il semplice fatto che gli era stato cambiato il paraurti originale con quello della L. Effettivamente era più bello, anche se quei fronzoli in più si staccavano ad ogni parcheggio non perfetto.L’antifurto merita un capitolo a parte. Era in due parti: un interruttore nascosto all’interno del cofano motore staccava un filo della bobina, poi un lucchettone da saracinesca andava a bloccare il cambio fissandosi su di un blocco d’acciaio fatto saldare apposta dal fabbro. Ma l’abitudine e la pratica ce lo faceva smontare in pochissimi secondi.Apro una parentesi che mi è venuta in mente ora, a proposito di lucchetti. Una volta mio padre decise che si facevano troppe telefonate, per cui, come di moda negli anni 70, si metteva il lucchettino apposito sul disco combinatore. Io che ero un furfante, e sapevo come funzionava il telefono, avevo imparato a comporre il numero senza disco, semplicemente premendo ritmicamente il tasto della linea tante volte quanto il numero. Per il 3, facevo tac-tac-tac pausa e così via fino agli squilli di libero.Dicevamo, bei tempi quelli, quando con mille lire di benzina ci giravi tutto un fine settimana. Per l’olio era tutta un’altra faccenda, visto che ne consumava parecchio. Sbandava in curva come un’assatanata, specie quando pioveva, e spesso e volentieri quando giravo il volante, non sapevo se avesse avuto conseguenze sulla traiettoria, o no. Questa era l’avventura ragazzi! Avevo anche imparato, però, come sfruttarla al meglio durante i miei “incontri galanti notturni”. Bastava reclinare in avanti i sedili anteriori, che non si abbattevano in quanto optional, per far spazio sul sedile posteriore. I vetri piccoli si appannavano quasi subito e tutto sommato si stava comodi. Poi un giorno forse mio padre aveva capito tutto e mi trovai con i sedili cambiati, in meglio. Si potevano reclinare all’indietro, ma io ero un abitudinario e continuavo a star dietro, nel salottino, come lo chiamavamo.L’autoradio era all'inizio una vecchia radiolina ad onde medie che modificai costruendole una scatola di legno verniciato, un alimentazione modificata ed un altoparlante esterno per farla somigliare ad un autoradio vera. L’antennina era un pezzo di filo isolato che sintonizzava praticamente solo le scintille delle candele non schermate. Ma un Natale ricevetti in dono una piccola autoradio della Voxson, si chiamava “Tanga” di colore verde che si metteva con due viti sul frontalino, in mezzo agli adesivi con colori sgargianti e mi permetteva di ascoltare le radio private in FM. E una bella schermatura della candele, ovviamente.     Quando ci misi l’accensione elettronica, non mi sembrava cambiasse qualcosa, anche se i miei me lo facevano credere per non deludermi. A me sembrava però che il rumore fosse più ordinato.Un giorno l’auto scomparve. Qualcuno non aveva staccato il contatto dietro e messo il lucchettone ed un ladro se la portò via. Ma non era colpa mia, a quel tempo avevo una 126 bianca, ma questa è un’altra storia…Non la ritrovammo più. Peccato… Ed ancora oggi quando vedo una 500 aragosta mi volto e guardo la targa. Tanto le targhe delle auto di famiglia le so tutte a memoria. Se la ritrovo ve lo faccio sapare, anche se ormai son passati 30 anni.