Kremuzio

Ho visto Bukowski, anzi, solamente la sua amica puttana


Ogni tanto mi sveglio con la voglia di non fare niente… Non è una cosa normale e tantomeno comune per me. Di solito ho la testa così tanto piena di idee ed impegni che una volta strappato dal mondo dei sogni, dal trillo della sveglia, una volta accudito il gatto e fatta colazione, parto per la tangente con mille imprese, una più scema dell’altra (se vista con occhi non miei). Mentre percorro le vie cittadine per dirigermi al lavoro, non posso fare a meno di osservare gente sbattuta per le strade, sulle panchine, lungo gli argini, sedute con lo sguardo fisso nel vuoto verso il traffico dei veicoli. Se stanno pensando, a cosa pensano? Molti di costoro hanno la mente in viaggio, magari vuota a causa del troppo alcool o del buco mattiniero. Già alle 8:30 li vedi in condizioni “strane”. Mi piace immaginare che stiano pensando a qualcosa di bello, magari stanno, con la mente, su di una spiaggia, o in campagna, o in mezzo alla loro famiglia, quando le cose andavano bene. Ci saranno pur stati momenti sereni anche per loro, voglio ben sperare. E penso a me stesso, al loro posto, semiaddormentato sulle scalinate di una chiesa, a pensare al cartoccio di vino, alla scatoletta da mandar giù, a dove dormire la prossima notte. Ma da egoista non faccio questi scomodi pensieri, bensì mi figuro lungo le vie della west coast (o era l’east?) alla ricerca degli amici di Kerouac, ad intrattenermi con indiani saggi che mi raccontano storie antiche, quando l’uomo bianco era solo un personaggio di leggende. Mi vedo sulle spiagge del Messico a bere birra ghiacciata in bermuda e canottiera lacera ad osservare splendide ragazze more dai lunghi capelli indicarmi e ridersi addosso. Più in fondo qualche americano cavalca le onde con tavole colorate. Mi sembra quasi di sentire lo sferragliare del treno merci che mi sta trascinando verso zone ancora innevate, dove restare in una tenda e cibarmi di mirtilli e lamponi. Magari anche qualche fragolina di bosco. Oppure, devo capirlo meglio, sono in una barchetta di legno a pescare con reti scure, poco fitte ma piene di alghe e pesci sfortunati. Prendo un’altra sorsata di bianco, caldo vino dal cartone. La pesca è stata buona. Oggi potrò cucinare sul fuoco di stoppie e legni secchi. Mangiare come secondo pensiero. Bere il primo, per scaldarmi o per raffreddarmi, per cercare ispirazioni da scrivere.Invece sono sdraiato su di un cartone tra i secchioni nelle vicinanze di Central Park. È sera, e vedo Bukowski a fianco di una puttana brutta e secca. Ha una busta di carta scura con dentro una bottiglia. Mi vede e me la lancia. La prendo al volo e ringrazio: c’è almeno un mezzo bicchiere di gin, dentro. Il mio scrittore preferito mette una mano sul culo dell’amica ed entrano ridendo in un bar. Bevo e mi riaddormento. Penso a quella mano che stringe carne secca. Sono arrivato. Il posto per i motorini è chiuso da un SUV parcheggiato in seconda fila. Sbuffo e mi fermo sul marciapiede. Niente vita alla Frank Carmody, oggi. Ma chissà, la giornata è lunga. Dall’ufficio postale esce una secca che sembra la puttana di Bukowski. Sale sul SUV, mette in moto, mi riempie di fumo nero e va via. Forse nessuno, oggi, le ha toccato il culo.