Kremuzio

Esami ancora! Anch'io... ma quando finiscono?


Scrivono tutti sugli esami… non posso esimermi dal farlo. E diamo il via ai ricordi! In quell’anno di grazia verso la fine della settima decade del 900, le materie alla maturità scientifica erano fisica ed inglese, oltre alle ovvie matematica ed italiano. Mi preparai come al solito, ovvero andandomene a giocare a pallone, mattinata a nuotare al mare vicino Roma, con il pullman, e pomeriggio a tennis. Poi tanta musica di sottofondo (Traffic, Genesis e Pink Floyd). Di studiare proprio nessuna voglia, che tanto a cosa sarebbe servito, non avendo studiato tutto l’anno? Il tema: una frase di un certo don Milani che non voleva dire assolutamente niente, che ancora ricordo e non ricordo, fatto sta che data la mia passione nello scrivere i temi, mi buttai a capofitto a riempire pagine su pagine di cose che probabilmente non centravano niente con il titolo del tema, come al solito. Ogni volta che cambiavo professore di italiano, ricordo che il primo tempo prendevo insufficienze clamorose, per poi mutare in apoteosi letterarie una volta che costoro si fossero sintonizzati col mio cervello. Rischiavo parecchio, ma a quei tempi i temi erano al solito su Dante o Manzoni o d’attualità (per così dire). Mai fatto un tema letterario in vita mia. Praticamente misi su carta la mia visione del mondo, già anarchica per quei tempi democristiani alla vigilia degli anni di piombo. Una tragedia! Venni a sapere in seguito che ero andato fuori tema (secondo loro) e ciò mi inficiò un buon voto ed il bacio accademico. Ma chissene. Sapevo che la storia mi avrebbe dato ragione! Non così per la matematica, che mi dette torto quasi subito, ricordandomi che non è che si possa improvvisare con le funzioni con seni e coseni se non si conoscono. Praticamente ho copiato tutto da qualche compagno bravo e generoso, gli stessi ai quali facevo i disegni dal vero nell’ora di educazione artistica: do ut des (con il latino erano dolori: praticamente sempre rimandato). Con i problemi la sfango.Ora tocca agli orali. La commissione di sconosciuti provenienti dal sud, con strani accenti, era tutta lì, sudata e nervosa forse più di noi. Praticamente sono l’ultimo ad essere interrogato, a causa dell’estrazione a sorte dell’iniziale del cognome che, a prima vista sembrava avermi favorito, ma poi lo stress prese il sopravvento e mi dovetti sorbire tutte le scene poco simpatiche dei colloqui altrui.Avevo portato due tesine: per fisica, mia prima materia, un bello studio sui tubi termoionici a vuoto (le valvole) che mi piacevano tanto e con i quali giocherellavo costruendo radio. Ovviamente fu un successone anche perché nessuno dei prof presenti sapevano di cosa stessi parlando con gli occhi lucidi ed emozionati. Discutendo di magnetron e klystron poi sapevo di stare a parlare con le mura.Passiamo all’inglese: avevo portato Oscar Wilde con il presupposto di scandalizzare un po’, puntando sulla vita dissoluta e le amicizie ambigue. Un po’ meno sugli aforismi e le sue indimenticabili opere (che ora non ricordo…). Qualche domanda probabilmente sulla concezione della storia o della religione del Manzoni o di Dante o Foscolo o Leopardi: le solite cose dell’ultimo anno del liceo, alle quali risposi vagamente, di sicuro sbagliando.Vabbè, il risultato alla fine fu uno scarno 37, che mi faceva precipitare nella scala dei valori delle compagne, facendomi diventare poco appetibile culturalmente, anche se andassi fiero delle mie valvole termoioniche. Ma diventai subito un bad boy e da un certo punto di vista ci guadagnai ;)