Kremuzio

Confesso: porto i calzini corti!


Signor giudice, signori della corte, avvocati, inclito pubblico; ammetto le mie colpe, vesto i miei piedi con calzini, o meglio, pedalini corti. E’ una mia scelta alla quale non posso derogare. Lo so che dicono sia un segno di cattivo gusto, e che in molti affermano faccia schifo, ma non posso farne a meno. Presumo che chi porti allegramente calzettoni in vari colori e materiali, abbia le gambe corte. Ebbene si, la natura era stata clemente e generosa col sottoscritto, fornendolo di gambe lunghe ed affusolate. Provai, lo giuro di fronte alla giuria, di indossare quei bei, lunghi, sensuali pedalini che salivano in alto, ma questi non facevano altro che scivolare via dai polpacci torniti e muscolosi, e, scendendo, andavano ad accumularsi come fisarmonica, come un budino floscio, come un tendone crollato, sulle caviglie che si ingrossavano a dismisura neanche avessi problemi di circolazione. Si, provavo a tirarli su in continuazione, ma inutilmente. Tentavo ogni pochissimi passi, di tenderli all’inverosimile, quasi strappando il tessuto, le trame sottili, ed allungando divenivano quasi trasparenti, da quel blu scuro iniziale. Provai, signori della corte, anche quelli in filo di Scozia o cordonetto o altro cordame semi elastico che tirandoli arrivavano fin sopra al ginocchio e stringendo forte forte, bloccavano l’afflusso di sangue alle parti inferiori rischiando la gangrena. Poi quando li toglievo, rifluiva il sangue dabbasso e dovevo grattarmi per ore per donarmi sollievo. E rimanevo con specie di cavigliere rossastre incise nella pelle e nella carne, in posizione errata.No, signor giudice, non metterò, come ho visto a volte in tv addosso ai politici, quelle orrende giarrettiere sotto il ginocchio, che anche se in passato fossero state emblemi di nobiltà, rifiuto di indossare: ne penso male, quindi sarò vituperato (Honi soit qui mal y pense). Anzi mi fa anche schifo, e mi immagino quelle persone senza calzoni ma con quelle striscioline strette, sghembe e con clips, colorate o smorte, e ne rido intimamente. Preferirei, lo ammetto, osservare gli stessi nastri su cosce di femmine eburnee, ma anche no, grazie, basterebbero le cosce da sole, sempre attaccate a donne semplici. Rido anche di quei calzettoni pelosi, o calzerotti che immancabilmente scivolano anch’essi su gambe, grazie al Cielo non mie, come cera di candele colorate sulla bugia sporca di candelieri improvvisati.Sono un umile uomo, non pretendo di seguire mode, e camminerei scalzo per le vie del mondo provocandomi calli di curiosità, o in subordine indosserei calzari aperti e respirosi, sandali in pelle di animali consenzienti o che non possano più rifiutarsi di consegnare la loro protezione epidermica a chi ne abbia bisogno. Potrei rimanere anche con la pelle nuda all’interno di scarpe chiuse, ma i miei pori non ne gioverebbero.Ma poi a chi da’ fastidio il pedalino corto? Ci sono donne che l’aborriscono, ma fortunato io, non le ho mai incontrate. C’è chi dice che rimane con quelle coperture, addirittura bianche, anche in momenti di profonda intimità, forse perché hanno freddo, ma non è il mio caso: la fortuna è dalla mia parte, lo ammetto. E me ne straimpippo se a qualcuna piace lungo. Il corto, anche se non mi dona, mi sta comodo, e se mi guardano le caviglie, vorrà dire che o sono maniache o feticiste, ed in tal caso non meritano gli sguardi pelosi che potrei regalare.Signor giudice, non sono colpevole, ma chiedo, se non se ne può fare a meno, tutte le attenuanti del caso o in subordine in base ai commi eccetera sulla pedalinatura colposa, secondo la mia diminuzione della capacità di intendere, volere e vestire, l'obbligo di un lavoro utile socialmente per qualche mese in un atelier di intimo femminile. Grazie. Ho terminato.