Kremuzio

Borse taroccate, violenza firmata


Penso che un po’ tutti conosciate via Ottaviano, quella strada che si trova di fronte al Vaticano, parte da piazza Risorgimento e termina alla fermata della Metro “Ottaviano” appunto. Prima dell’ultimo anno santo venne ristrutturata, riasfaltata, allargati i marciapiedi e chiusa al traffico normale per facilitare l’afflusso ed il deflusso dei pellegrini e di quanti si recassero per quelle strade commerciali. Infatti ci sono tutti negozi e banche. Vendono i soliti vestiti, borse e quant’altro si possa vendere in una strada da shopping. Certo, nulla a che vedere con i negozi del centro vero e proprio, e neanche con prezzi bassi. Ad ogni incrocio con strade laterali, ragazzi e signore anziane cercano di convincerti ad andare a mangiare nei locali che pubblicizzano dandoti un volantino con offerte a prezzi turistici e chiedendoti insistentemente se hai mangiato e vuoi andare a mangiare adesso, indicandoti portoni e tavoli lontani. Di solito sono queruli ed appiccicosi, specie se decidono che non hai la faccia da romano.E quindi ci sono loro, i venditori ambulanti, sono molti, non troppo discreti, che ti chiedono se vuoi comprare la loro mercanzia. Sono quasi tutti ragazzi neri, alti. Poi ci sono quelli che sembrano indiani o pakistani, o meglio cingalesi. I primi, sui loro banchetti fatti di scatole di cartone montate in modo geniale, pronte ad essere ripiegate in un secondo e trasportate via con tutta la mercanzia legata su di esse. Principalmente sono borse taroccate, ma non troppo, visto che la provenienza sembra sia dalle stesse fabbriche che le costruiscono per le vere firme, per cui una copia d’autore con veri marchi, per quanto un marchio ed un passaggio per più mani possa essere una garanzia del prodotto. Poi ci sono occhiali da sole, penne ed orologi meccanici. Tutto clamorosamente copiato made in China, e te ne accorgi da clamorosi errori di ortografia sulle loro casse (parlo degli orologi) nonostante la buona meccanica. I cingalesi vendono invece sciocchezzuole come macchinine, pistole che fanno le bolle di sapone, giocattolini rumorosi, treppiedini per le fotocamere.Alcuni giorni sono in pochi coraggiosi, in altri sono moltissimi, tesi a percepire possibili pericoli da blitz di carabinieri polizia o guardia di finanza. Che quasi regolarmente avvengono. C’era un periodo in cui un paio di CC camminavano avanti ed indietro onde spaventare e dare un continuo tormento, con la loro presenza a quanti avessero voluto aprire il banchetto con le mercanzie. Anche una camionetta appostata in angoli strategici suppliva egregiamente alla bisogna di spaventapasseri. Poi ogni tanto passano alle maniere forti, e qui ogni tanto si assiste a momenti drammatici. Piombano come falchi agenti in borghese, alle spalle dei malcapitati, li bloccano prima che si compia il fuggifuggi generale, pericoloso per i passanti, come mi è capitato di vedere alcune volte.Una volta ho visto ammanettare un cingalese piangente, reo di vendere una macchinina a batterie. Piangeva, forse in cuor suo malediceva il momento che è entrato in Italia. Chissà. Lunedì invece ho assistito ad un fatto che sembrava quasi un film. Contromano, sgommando, un’auto di grossa cilindrata inchioda di fronte ad un banchetto che vendeva borse. Il ragazzo nero cerca di trascinare con se la poca mercanzia ma capisce che la deve lasciare in terra. Corre svicolando tra i turisti che impietriti non sanno cosa fare e si scansano dalla traiettoria. Due uomini in borghese gli corrono dietro per acciuffarlo. Lì per lì non capisci se si tratta di una rapina o di una retata. Ti aspetti che possa succedere qualsiasi cosa. Il ragazzo si ferma e capisce che non può scappare. Riceve un calcio, forse perché aveva avuto l’ardire di fuggire via. In quel momento sento quel sapore in bocca tipico della scarica di adrenalina, quando assisto a violenze improvvise, quando sento del pericolo nell’aria. Il risultato ottenuto da quel blitz non lo conosco, ma ho solo sentito decine di persone impietrite che hanno cominciato a parlar male delle forze dell’ordine, lamentarsi della violenza, e compatire quel ragazzo nero. Sappiamo tutti che quei poveracci vengono sfruttati dalle organizzazioni criminali che fanno soldi con il traffico di prodotti che non passano per i canali commerciali legali, probabilmente controllati dai soliti clan camorristici. E sappiamo dell'opera meritoria di tutte le forze dell'ordine che lavorano pericolosamente per le strade della città. Dell’iceberg sembra però che si colpiscano i piccoli cubetti di ghiaccio che si vedono da lontano, ben visibili in quanto con il colore della pelle più scuro. Eppure basterebbero quegli agenti di quartiere che non si vedono da tempo a svolgere quella funzione di controllo, incruenta, di prevenzione, che potrebbe non dare ai turisti quell’aria da stato di polizia, fascista, che è tanto odiosa agli occhi delle persone normali.