Kremuzio

Francobolli


Una volta all’anno esco dal mio antro del filatelico, fatto di classificatori, album, cataloghi, scatole di francobolli lavati e che puzzano di naftalina, per andare ad immergermi in quel bagno di folla che è la manifestazione annuale romana di filatelia. Avevo giusto libera la domenica mattina, e la fiera terminava alle 14. Per fortuna il ritorno dell’ora legale mi ha aiutato a trovare un’ora di tempo in più nel bussolotto delle ore a disposizione. Ottimo, mi piacerebbe ogni giorno un’ora in più e sarei più contento, ma la matematica e questo universo non sono opinioni, e questo sottile piacere ce lo meritiamo una volta l’anno, alla fine di ottobre, ma dopo aver sofferto per l’ora di meno un po’ di mesi prima. Ma questa è un’altra storia… Allora faccio subito un salto, in sella al mio scooter, così non perdo tempo per il parcheggio, ed entro nel capannone sistemato all’entrata del palazzo dei congressi. Enormi file di persone aspettano il loro turno di fronte agli stands delle poste italiane e vaticane. Sono in fila per un annullo (un timbro speciale) per il ricordo della manifestazione, per coloro che collezionano timbri (marcofilia). Ci sono parecchi stand riservati alla poste di tutto il mondo. Spicca quella dell’Ucraina perché ci sono parecchie ragazze con costumi tipici, poi i vari rivenditori sia di francobolli che di materiali. Guardo le facce dei visitatori. C’è quasi un segno di riconoscimento fra di loro. Molti di essi sono uomini alti, sembrano poco curati, distinti ma con barbe incolte, vestiti di grigio con un eleganza sobria e si guardano intorno e si fermano a tutti i banchi, si tolgono gli occhiali e si immergono nelle scatole stracolme di cartoncini plastificati pieni di serie multicolori. Cosa è che affascina tanto nel francobolli o nelle buste affrancate, timbrate e recapitate? Forse c’è la passione per gli anni passati, per la storia, sia quella ufficiale, sia quella delle persone, sconosciute, normali. E poi pensi a chi li abbia usati, di chi fossero quelle collezioni in vendita. E capisci che il loro vecchio proprietario è morto, dopo aver passato la vita a raggruppare serie complete, ora queste si disperdono verso nuovi collezionisti, che moriranno ed i cui eredi venderanno tutto, ridisperdendo il capitale accumulato, svendendo. Quando mi capitano per le mani buste che contengono ancora lettere, magari di 100 anni fa, non posso fare a meno di impicciarmi della vita di persone che non ci sono più. Ho una serie di buste, chissà di quale provenienza, di una nobildonna romana che aveva una corrispondenza con un capitano durante la prima guerra mondiale. Un giorno devo aprirle tutte e sistemarle in ordine cronologico per approfondire quel che accadde. Il capitano, al solito scriveva scriveva, quasi tutti i giorni, ma naturalmente non so se la donna gli rispondeva in quanto ho le lettere solo di una parte. In una, lui si lamentava che lei gli avesse dato buca non presentandosi ad un appuntamento, nonostante lui avesse bruciato una licenza per venirla a trovare a Roma. Che str..za che era stata… Ma dovrei continuare a leggere. Forse da un passaggio mi sa che lei se la facesse con un bellimbusto alle spalle del capitano guerriero.Ma senza dover a tutti i costi farmi gli affari degli altri, io adoro osservare i francobolli liberty italiani o russi o francesi, austriaci degli anni 20-30 del secolo scorso. Erano vere e proprie opere d’arte, colorate, grandi. Mi piace mettermi con una lente di ingrandimento per godermi i più piccoli particolari. Anche se non hanno un valore economico apprezzabile, sono piccole opere d’arte.E poi sono rilassanti, ti permettono di svuotare la mente, e poi ti impegnano tutti i sensi. Per la vista non c’è problema, ma per il resto? Mi piace sfogliare gli album, ed il rumore dei fogli separatori in pergamino sono una colonna sonora gradevole e continua quando sei alla ricerca di una serie particolare che sai di avere ma non trovi. Con le dita puoi sentire lo spessore, se sono in rilievo. A volte senti come se non fossero lisci, e per questo si differiscono dal normale. Il profumo poi è particolare a seconda delle epoche, e se apri una di quelle scatole che ne contengono molti alla rinfusa, senti odori dolciastri, di polvere, di cassetti, di fiori, naftalina, canfora, cartone. Tutto insieme. O anche quell’odore caratteristico di quando li metti a bagno nell’acqua tiepida per staccarli dai frammenti di carta, e l’odore della carta e dell’inchiostro dei timbri ti riempie la cucina fino a che non si asciugano a testa in giù sui giornali vecchi. Ma veniamo all’ultimo senso. Sì. Mi piace da sempre leccare la colla dei francobolli, quando spedisco una lettera. Per questo quando avevano tirato fuori quelli autoadesivi ero rimasto nervoso. Ma i francobolli di oggi hanno un saporaccio amaro, e non mi piace per niente, non come quello a base di gomma arabica di qualche decennio fa. Buonissimi! Ogni tanto mi capitano quei pezzi di bordi bianchi, dentellati, che fanno parte delle tavole intere, staccati. Allora mi apparecchio, prendo un pezzetto e ne lecco il retro. E riconosco le annate come un sommelier…