Kremuzio

Fuoco non camminare con me


Sabato sera stavo tranquillo a casa, o meglio stavo al bagno a leggere un’interessante annata rilegata di una vecchia rivista scientifica. Un articolo sulle radiogalassie aveva catturata la mia attenzione, più o meno comodamente seduto. E’ strano come si riesca a leggere in pace in quelle quattro mura dagli intenti igienici, con spazi limitati ma sostanzialmente chiusi a chiave rispetto al resto del mondo. Probabilmente è l’unico posto della casa dove se sei chiuso a chiave nessuno ti può dire niente. Provatelo a fare in un’altra stanza. In cucina? Quali velenose pozioni o porzioni degne della famiglia Borgia si potrebbero preparare? In camera da letto? Quali peccaminose azioni potrebbero passare per la mente ad una persona convivente che vi trovi chiuso a chiave in camera da letto? In salone? C’è la televisione che sta ricevendo una trasmissione oscena? Una vecchia videocassetta con Cicciolina? Invece al bagno si è liberi di far qualsiasi cosa. Che bello. Neanche ti si viene a chiedere “Cosa stai leggendo?”. Al limite “Sbrigati!”, ma senza troppa curiosità.Come dicevo, stavo leggendo un intervento presentato ad un simposio astronomico nel 1966 quando il citofono squilla all’impazzata. Impreco contro la sorte che non mi lascia in pace nemmeno quell’ora o due in cui posso star chiuso in volontaria segregazione. Ci metto qualche manciata di secondi per uscire e farmi il corridoio fino al colpevole apparecchio telefonico che mi collega con la strada. Sollevo e sento voci concitate, oltre a nuovi squilli di cicalini provenienti da altri appartamenti. I testimoni di Geova non possono essere, quelli con calma passano al setaccio tutti, ma uno per volta. Penso ai soliti scherzi dei ragazzetti stupidi che si mettono a suonare i campanelli a quattro mani, giusto per rompere le scatole. Ma questi al massimo suonano e sparano un “stoca…..” (non "stocastico" come alcuni sagaci lettori potrebbero capire)  alla domanda di rito “chi è?” al che prontissimi il manuale suggerisce di rispondere  “ficcatelo nel…..” prima che scappino via con la crescita bloccata. Ma no, un paio di  voci di donne chiedevano nervose “c’è fumo nel palazzo... viene da voi?” ohibò, io al bagno non sentivo puzza di fumo, anzi… Ma ora stando vicino la porta di casa la stavo sentendo chiaramente anch’io. Puzza di carta bruciata, tipica puzza, odiata puzza. Faccio una corsa all’altro capo della casa ed apro lo studio, dove tengo le mie annate, i libri, le collezioni, le raccolte di fumetti, quasi tutta la mia carta stampata! Tiro un sospiro di sollievo… Tutto calmo. Ma un momento, se non è qui vuol dire che c’è qualche appartamento sotto di me che sta bruciando, io sto all’ultimo piano, il quinto.Apro la porta di casa. Un po’ di nebbia mi fa capire che c’è fumo per la tromba delle scale. Sale fino a me. Subito i vicini di pianerottolo escono sentendo il brusio, lo scampanellare e la puzza. “Va a fuoco qualcosa!” mi dice una, “manteniamo la calma” dico io “viene dal quarto piano” afferma con sicurezza. Io mi affaccio alla tromba attaccato al corrimano. Non vedo niente di sotto, ma c’è la nebbia e non si capisce. Dannazione e se fosse davvero al quarto piano? Vedo con la fantasia il pavimento dello studio che si apre ed escono le fiamme dell’inferno pronte a ghermire i miei libri. Maledizione! Urge una decisione di corsa… corro allo studio. Dietro la porta tengo un estintore carico (che volete farci, per i libri sono paranoico), poi vado allo sgabuzzino dove tengo le un paio di maschere antigas, una russa ed una americana, cariche dei loro filtri e sigillate (sulla paranoia della guerra chimica parliamo un’altra volta). Ma poi penso che si tratta solo di fumo di carta, e non c’è rischio per ora, ma le tiro fuori. Corro sul pianerottolo con l’estintore chiedendo dove fosse il fuoco. Siamo quasi 30 appartamenti, e tutti sono fuori indicando il piano sotto a loro, quelli del quarto dicevano che stava al terzo e così via. Capisco che non devo preoccuparmi ma sono ancora pronto a togliere la sicura e schiumare l’ancestrale rabbia del pompiere. A quel punto arriva l’ascensore ed esce una vecchietta che dice con calma “non vi preoccupate, pare che quello al piano terra abbia voluto accendere il caminetto con la carta di giornale, ma dato che la canna non tirava ha riempito di fumo l’appartamento” ed il palazzo… ma quale caminetto? Gli appartamenti non hanno il caminetto, non c’è né posto per i caminetti né canna, a meno che non l’abbia collegata artigianalmente alla cappa della cucina.Mistero.Comunque tutto è passato, i miei libri sono salvi e l’estintore è di nuovo al suo posto dietro la porta dello studio. Diciamo che è stata un’esercitazione antincendio condominiale. E pensare che da piccolo avevo velleità incendiarie.