Kremuzio

L'importanza del tempo


Il tempo ha la sua porca importanza, sempre, ma specialmente l’ultimo giorno dell’anno. Ha un non so che di funereo definire un giorno festoso, come “ultimo”. Eppure sappiamo che dopo la mezzanotte si resetta il calendario, si dicono frasi di auguri, si sparano fuochi d’artificio, ci si vorrebbe lasciare alle spalle quello che c’è stato di brutto nella nostra vita, per ricominciare daccapo. E quel countdown degli ultimi secondi sembra essere la colonna sonora che porta all’apoteosi del tempo. Il tempo che sembra rinnovarsi ma che invece continua a stritolarci nei suoi ingranaggi, che non si fermano mai, anche soggettivamente. C’è sempre l’orologio, il calendario, a ricordarcelo, come quando strappiamo il foglio del mese passato e lo appallottoliamo con tutti gli appunti scritti sopra, le visite mediche per appuntamento, piccole cose da non dimenticare, quando sono iniziate le mestruazioni, quando pagare le bollette.E domani oltre a gettar via il mese di dicembre, getteremo anche tutta la parte più rigida rimanente del calendario. Un rito come spostare l’ora degli orologi dal corso legale a quello solare.Per quanto mi riguarda, tutta la mia giornata è una corsa contro il tempo, corsa dalla quale esco sconfitto. Arrivo secondo, in pratica. Dalla sveglia, infallibile, alle 7:45 (sono abbastanza fortunato nel tragitto casa-ufficio), accendo la radio, e senza guardare i quadranti con le lancette, capisco quando sono le otto, dato che comincia il giornale radio. E me la prendo comoda espletando le funzioni che di solito gli uomini fanno la mattina, compresa una breve seduta in bagno. Dalle notizie comprendo se mi devo sbrigare a leggere o posso rallentare. Non appena ascolto i primi accenni alle notizie sportive, devo accelerare. Il che vuol dire che in cinque minuti devo finire di lavarmi, vestirmi di corsa dopo aver stirato la camicia. Uno sguardo all’orologio e se sono le 8:35 maledico il tempo che passa e scappo via, di solito dimenticando qualcosa, dal cellulare che avevo da poco messo in ricarica veloce, al portafoglio, al badge. Non guardo orari per tutto il tragitto fino al lavoro, in quanto conosco i miei ritmi languidi con i quali affronto tutti i semafori in scooter, una quindicina mi sembra, tanto so che arriverò in orario. Una volta strisciato il badge, me ne frego dell’ora, tanto mi regolo quando ci sono quelli del piano di sopra che cavalcheranno puntualissimi peggio di Fantozzi, scendendo con fragore le scale alle 13 spaccate. Non giro con l’orologio dato che lo porto a destra e per il lavoro che faccio rischio sempre di rigare il vetrino, cosa che mi fa imbestialire, per cui per sapere l’ora devo guardare il telefono. Ora ci sono due ore libere da affrontare passeggiando fino all’ufficio postale o alla libreria. Ma alle 14:15 massimo devo tornare. Riprendo il cammino veloce, sia per digerire il panino sia per essere sicuro di arrivare in tempo per prendere il caffè in pace senza code alla macchinetta. E si ricomincia per il ritorno. La mandria di quelli del piano sopra mi ricordano alle 19 in punto che ho anche una casa, e sarebbe meglio ritornarsene. I negozi stanno chiudendo e che giro a fare, specialmente di sera tardi, in inverno?Mangiare alle 20:15 dopo Blob, prima trasmissione della serata, poi mezz’ora dopo ad assistere a “striscia” e vedere le notizie sul televideo, giusto per capire cosa non sta succedendo. Una letta ai giornali, poi cerco di fare quello che mi piace, tipo seguire i miei hobbies, leggere, sbrigare cose personali… o meglio quello che mi piacerebbe fare tutti i giorni se non lavorassi e vivessi di rendita… ma il tempo stringe sono ormai le 23. Via a fare la doccia, ed al ritorno mi sistemo davanti al laptop sul tavolo riempito di libri aperti, carte volanti, francobolli da mettere a posto, vecchie riviste rilegate, e mi metto a scrivere il post del blog del giorno dopo, come sto facendo in questo momento. Sono le 23:50. maledico il tempo che passa. Ho combinato quasi niente anche oggi. Salvo, copio sulla pennetta, mi alzo e mi metto ad aprire la libreria dove tengo i libri da consultare. Ne apro qualcuno a casaccio e maledico il tempo che passa. Mi viene un’idea per scrivere un articolo. Prendo appunti, forse, se non sono sicuro che mi riverrà in mente domani.Già domani, niente serata con i miei libri e le mie cose, ci si deve andare a divertire per il cenone. Ingrasserò un paio di chili, sparerò un po’ di mortaretti e tornerò a casa maledicendo il tempo che passa mentre davanti al mobile libreria preferita, prenderò in mano un libro antico che parla della fine del mondo (Camille Flammarion: la fine del mondo, non so quando è stato stampato, ma costava otto lire). Dopodomani dormirò fino a tardi, botti notturni permettendo, e quando mi sveglierò non maledirò il tempo. Sarà il primo gennaio, col calendario nuovo, senza guardare l’orologio: mica devo andare in ufficio… Ma il tempo che passa lo maledirò lo stesso.Ah, dimenticavo: Auguri!!!