Kremuzio

La verità, vi prego, sul punto G


Il risveglio stamattina è stato dei più drammatici: roba da rimanerci male e farti pensare quanto il mondo sia difficile: La radio mi avverte, nel telegiornale, che alcuni ricercatori hanno scoperto che il punto G non esiste. Maledizione! Ed ora che faccio? Avevo puntato tutte le mia chance di conquista sul fatto di ben conoscere la posizione della grande scoperta del Grafenberg su ogni tipo di donna, cosa di cui mi vantavo spudoratamente! Ora non voglio passare per un bugiardo matricolato che si è inventato tutto per loschi motivi. Ora che non esiste come fare? E si che avevo scritto un bel post per oggi su proprio tutt’altro, ma dovrò rimandare a dopodomani. La notizia a sorpresa di oggi merita che scriva ex-novo la mia partecipazione al pensiero sociale contemporaneo. Ubi maior minor cessat.Quei diavoli di ricercatori pare abbiano chiesto ad alcune gemelle se avessero o meno questo punto (chissà perché queste cosa le chiedono alle gemelle? Mi sono sempre chiesto come mai da Mengele in poi non le lascino in pace… Anche Hugh Hefner ne ha sposate un paio…). Pare che l’idea di fondo fosse che se una gemella diceva di averlo, anche l’altra avrebbe dovuto trovarlo, ma questo non accadeva sempre, per cui si rispolverava l’idea che fosse una cosa soggettiva. Ma chiedendo ad un grande esploratore di punti G, questo cosa racconterà? Ma di trovarlo sempre e comunque… che ci vuole? Una volta saputo dove cercare. E spesso non si trova tra il punto F ed il punto H, che sia ben chiaro. Ah le donne questo mistero fantastico che ogni giorno ti stupiscono con qualcosa di strano.Per quel che mi riguarda, sono sicuro che ci sia. Non chiedetemi i particolari, per favore: fidatevi. Non sono mai stato uno di quelli che pensavano che i punti in questione si trovassero nei fustini delle lavatrici, ben  profumati di lavanda, da raccogliere e spedire per averne in cambio un frullatore potentissimo. Ho studiato io. Su tutti gli allegati in busta chiusa dagli anni 70 in poi, ed anche se non avevo capito bene come le femmine fossero fatte in quelle parti peculiari, sapevo già tutto sulle terminazioni nervose, l’ovulazione, i mal di testa e del perché non andasse mai loro di farlo. Cosa che avrei scoperto pochi anni dopo, con grande sorpresa. Non esiste libro illustrato di sessuologia che non abbia sfogliato, senza acquistarlo, nelle librerie della città durante quegli uggiosi pomeriggi invernali, prima del risveglio ormonale primaverile. E si che avevo studiato dal vivo, sperimentato lungamente, guidato dal mio senso scientifico di scopritore imperterrito, magari senza mai pubblicare le mie memorie se non esponendole dottamente ad uditori interessati nei momenti di attesa dal barbiere o durante le discussioni in ufficio dopo aver parlato di calcio. Ho ritagliato fior di pagine di riviste femminili nelle sale d’attesa del medico della mutua, e conservato insieme alle foglie secche, per ripassare lezioni di comportamento per “farla felice”. Per non parlare delle enciclopedie mediche e dei loro disegni anatomici particolari, degli spaccati schematici in cui non capisci bene dove finisce l’utero e dove comincia il dilettevole. E molti giovani colleghi mi chiedevano lumi e tecniche da sperimentare nel buio della loro stanzetta in compagnia delle fidanzate… Ora che figura ci faccio? E sì che molti riferivano che grazie ai miei consigli avessero effettivamente regalato momenti di riflessione corporale alle partner, e grati mi pagavano il caffè. Non possono mica bastare quattro ricercatori inglesi, albionici non troppo famosi per le loro qualità amatorie, a ribaltare anni ed anni di studio! Mi mandassero pure le gemelle in conto visione, che li trovo io questi punti, in qualunque posto si debbano nascondere, dovessi impiegarci ore! Mica per niente, ma non mi va di avere rovinata la reputazione di intimo conoscitore del pianeta donna, pianeta di cui, purtroppo, sono satellite…