Kremuzio

Paura?


Dicono che "paranormal activity", il film a basso budget che sta incassando un sacco di soldi, di paura ne metta tanta. Non l’ho visto, ma non è che mi metta paura per un film. Al massimo potrebbe venirmi un attacco di brividi o di pelle d’oca. Al massimo. Che io poi non ho paura quasi di niente, anzi di solito sono abbastanza matto quando c’è pericolo. Sprizzo la mia dose di adrenalina e vado avanti, senza pensarci sopra. Sì, ma senza esagerare.Mi piacciono i film dell’orrore, quell’orrore che ti monta dentro perché viene da lontano, dal profondo. Paure antiche che nascondiamo dentro qualche pezzetto di cervello, in memorie assopite che ogni tanto vengono risvegliate da stimoli fatti apposta. Ricordo una delle prime volte che ho sentito brividi assistendo ad un film. Avrò avuto 6 anni quando assistetti alla proiezione del “settimo sigillo” di Bergman. Ricordo quando il cavaliere rivolse la parola ad un incappucciato e, non ricevendo risposta, gli girò la testa, rivelando un teschio. Sobbalzai. Non me l’aspettavo. Non come adesso, che mi immagino sempre qualcosa in più di quello che osservo, come se non mi bastasse mai. Non mi fa impressione il sangue quando è in un film. So come vengono fatti gli effetti speciali e che non è un acquoso succo di pomodoro quello che sgorga copiosamente dalle ferite. Ma ora che ci penso, la maggior parte dei ricordi paurosi sono abbinati a film in bianco e nero. Negli anni 50 alcune pellicole di fantascienza riuscivano a stimolarmi il brivido. Ad esempio ce n’era uno della serie di Quatermass: “i vampiri dello spazio” in cui i vampiri non c’entravano niente se non per il fatto che alieni invadessero il nostro pianeta e si cibassero con sangue umano. Le atmosfere pesanti erano indispensabili, e l’immaginazione prendeva il sopravvento sull’effetto speciale. Lo sceneggiato “Belfagor” con quel fantasma nero che si muoveva e compariva all’improvviso nella sale del Louvre accompagnato da una spettrale musica che canticchio ancora oggi. Ah, “la cosa dallo spazio” dove non si vedeva mai il mostro se non alla fine quando friggeva. Ed il mostro di Id del “pianeta proibito”, ma era a colori ed abbastanza ingenuo. Era invisibile ma quando si vedeva faceva ridere. Ma leggendo un paio di autori, i brividi me li assicuro anche a distanza di anni. Lovecraft, il maestro, tutt’ora mi colpisce e mi affonda, quando leggo Ctulhu o “la musica di Erich Zann” o “Herbert West rianimatore”. Mi sconvolge ancora “la maschera di Innsmouth” o “l’orrore di Dunwich”. E oltre queste amene letture, ormai datate, in cui sottili descrizioni di paludi limacciose e puzza di pesce che altri non è che un “dio degli antichi”, mi massaggio la mente, specialmente quando piove e ci sono fulmini in arrivo. Una lucina tremula e flebile accompagna lo svolgersi della storia e più che darti una mano, ti si poggia sulla spalla come un caprimulgo e ti respira in testa col suo alito fetido. Ora leggo Clive Barker, non quello scrittore per educande come Steven King, del quale ho apprezzato solo il suo “danse macabre”, trattato sulla paura, ed il film “Shining”, ma tutto per merito del regista. Adoro le descrizioni che fa Barker, scrittore inglese che mischia dettagliate percezioni sensoriali, assurde grandi invenzioni, ad un macabro quasi osceno, in cui non vi è censura dell’immaginazione, e quello che leggi te lo senti quasi sulla tua pelle. Il sadismo malato di una mente fuori del normale stride con la capacità immaginativa del lettore, a volte, e le varie trasposizioni cinematografiche solo raramente sono riuscite a dare l’idea della sofferenza. Forse solo Hellraiser. Forse.Andrò a vedere il film che consigliano in questi giorni, e spero che almeno mi inoculi un sano disgusto, ma di un tipo diverso e più intelligente rispetto all’osceno nazionalpopolare che entra in casa se accendi la TV. E so che anche quella è paura!