Kremuzio

Un risveglio con i fiocchi


Non capita di frequente essere risvegliati dal silenzio. Quando uno si abitua al traffico, tra auto, moto autobus e servizi vari. Allora facendo due più due, tiro su l’avvolgibile e vedo una bella fioccata di neve come non accadeva da tantissimi anni. Era circa 25 anni fa. Ed allora, da bravo italiano ho preso la fotocamera e fatto un po’ di bianche foto, con e senza flash. Non ero il solo, visto che dalle finestre del cortile ogni tanto i flash facevano la loro comparsa rivelando altri cittadini che avevano avuto la mia stessa idea. Era il momento di ragionarci sopra.I fiocchi erano copiosissimi, ed il cielo completamente coperto. Però la notte aveva piovuto e la strada non diventava bianca. Le auto parcheggiate sì. Bisognava decidere come andare in ufficio. Moto o bus o metropolitana? Come potevo non ovviare per lo scooter? L’unico rischio era quello di trovare la strada ghiacciata. Una volta mi ci ero trovato in discesa ed ho pattinato con i piedi giù per rimanere in equilibrio. Allora guardo il termometro. La temperatura era superiore allo zero, quindi col traffico ed il caldo cittadino non poteva ghiacciare. Mi decido allora di far finta di niente, tanto avrebbe smesso di lì a poco, come al solito. L’unica concessione all’emergenza è stata quella di indossare degli scarponcini un po’ pesanti. Esco che fiocca ancora pesantemente. L’aria era bella freddina e i cristalli bianchi mi si attaccavano al giaccone. Esco dal garage e mi accorgo subito che un problema c’era eccome. La neve si attaccava al parabrezza che inesorabilmente si ricopriva limitando la visuale. Non ci avevo pensato. Nell’85 non andavo in moto.Bella nevicata quell’anno. O era l’86? Non ricordo. Ricordo solo che andai camminando nella neve alticcia fino alla metro per andare a trovare la mia ragazza che aveva casa dinanzi ad un bel prato. Non eravamo assolutamente attrezzati. Io stavo con gli anfibi ed una giacca a vento, maglione pesante e zucchetto giallo antivalanghe con pon pon. Bisognava trovare un modo per divertirsi. Nulla di meglio dei bustoni di plastica nera per a spazzatura. Le collinette del parco erano abbastanza alte da poterci scivolare giù simulando lo slittino. Fino a che la neve non si sarebbe sporcata, ci si poteva rotolare dentro e rimanere infreddoliti ed impediti, ma non troppo, nei movimenti. Qualche pallata bianca e fredda scambiata con sconosciuti, e poi basta. La neve sotto al sole si stava già sciogliendo e trasformando in fango.Ma se vado ancora più in là con i ricordi arrivo fino al 1965. O era il 66? Quella sì che fu una bella tormenta. In quella mattinata sono stato costretto ad andarmene a scuola sotto la nevicata fittissima. A piedi, ovviamente, ricoperto solo da un impermeabile. Ricordo che non ci vedevo, sui marciapiedi scomodi e faticosi. I fiocchi mi ricoprivano gli occhiali e quel paio di chilometri a piedi me li ricorderò finché campo. Anche perché avrei preferito starmene a casa, magari scendere in cortile per giocare con gli amici. E per colmo della disgrazia, la scuola era praticamente chiusa. Eravamo in due della mia classe, gli unici che avessero dei genitori inflessibili. Ci ammazzammo di pallate di neve per dimenticare, nel cortile della scuola dove ci attrezzammo anche per un mini pupazzetto di neve, seppure senza naso carotiforme.Poi nulla fino a stamattina. Eccomi in ufficio a scrivere questi ricordi. Ad un certo momento è cominciato a caderne tanta. Un paio di centimetri forse. E qui tutti preoccupati per il ritorno a casa ma…Ormai non nevica più: piovicchia e dovremo aspettare altri venti anni prima della prossima… Chissà?