Kremuzio

Sex-toys ricycle?


Notizie fresche ci rendono edotti che c’è un mercato molto fiorente seppure abbastanza nascosto. Il commercio di vibratori, falli di gomma ed altri gommosi stimolatori per tutti i gusti non conosce crisi, anzi pare che il traffico di questo tipo di merci sia abbastanza lucroso. Non è questo il posto dove cercare di capire quale sia la spinta che muove il desiderio di acquistarli. Probabilmente è la voglia di sperimentare nuove frontiere del piacere più che un mero piacere solitario. Mancanza di fiducia nel prossimo che non ci da’ il piacere che vogliamo? Lasciamo l’interrogativo ai sessuologi. Occupiamoci invece dell’impatto ambientale che tali oggetti provocano.Si tratta indubbiamente di materiale plastico che se bruciato può sprigionare diossina, e questo non è bene. Il problema del come riciclarlo o rielaborarlo è interessante. Sembra, sempre leggendo gli articoli di giornale, che un sex-shop del trevigiano abbia proposto incentivi alla rottamazione di tali oggetti. Di solito in essi ci sono batterie, fili di rame, motorini, pesetti in piombo, e tanta plastica. Già il problema delle batterie è importante. Sarebbe meglio impiegare batterie ricaricabili che vi potrebbero garantire massima soddisfazione ed un basso impatto ambientale. Se poi aveste un ricaricatore solare, allora meglio. Perché fare certe cose nel buio della propria stanzetta? Facciamolo al sole, che ci riempie di energia gratuita. E’ anche vero che usare un alimentatore attaccato alla rete elettrica vi salva dall’amara sorpresa che giunti sul più bello le batterie possano esaurirsi e perdere quell’energia instancabile. Scommetto che qualcuna possa aver paura di una scossa. Quei fili che potrebbero staccarsi, provocare cortocircuiti o scintille improvvise potrebbero essere una spada di Damocle inaspettata. C’è poi il problema dei black-out, ovviabile con un gruppo di continuità.E fioccano i consigli: dopo ogni utilizzo vanno lavati con il sapone. Non si devono usare solventi perché sono molto aggressivi e quindi rovinano in fretta l’oggetto. Riportateli pure al negozio di fiducia. Secondo il gestore intervistato, sono centinaia le persone al giorno che, attirate dalla rottamazione, riportano il vecchio gingillo. Nel magazzino ora fanno brutta mostra di sé vibratori spaccati, copie fedeli ed infedeli di falli di pornostar famose consumati e crepati, vagine-pocket in menopausa, manette rosa legittimamente impedite, frustini obiettori. Ma il consiglio più drammatico e che speriamo venga ascoltato è quello di non abbandonarli. Pare che siano moltissimi a gettarli in autostrada, in una piazzola di servizio, o peggio, lanciati dai finestrini in movimento. È tristissimo pensare a questi meccanici aiutanti delle faccende fisiologiche, compagni di intimi momenti e portatori di grandi soddisfazioni, laggiù nella piazzola  che osservano con i loro motorini ormai stanchi, freddi,  il loro utilizzatore finale che scompare all’orizzonte ingranando le marce in fretta. E pensate a chi potrebbe ritrovarli! Quei fortunati che dietro ad un cespuglio, laddove magari si sono recati per bisogni impellenti, o in un campo di mais, per una camporella svelta. Eccoli che occhieggiano, colorati, ammiccanti, ancora a promettere momenti indimenticabili, pregni di soddisfazioni e brividi. Possono ancora servire, ricordatevelo, se non a voi, a qualcun altro che non può permettersi cifre da spendere in merci voluttuarie e voluttuose. C’è la crisi, non ve lo dimenticate! Aspetto con ansia campagne ecologiche a favore di questi oggetti, per taluni inseparabili, ma che un bel giorno finiranno, per i motivi più variegati, per stancare il loro possessore. Consumismo sì, ma con un occhio all’ecologia, perbacco!