Kremuzio

Zirinche


Ogni tot mesi me ne vado tutto allegro a farmi le analisi del sangue. Meglio prevenire e prepararsi al combattimento. Una volta avevo una paura folle della siringa, tanto che mi veniva una mancanza pressoria già solo alla puzza dell’alcool che serviva per la disinfettazione della natica. C’era il rituale della bollitura della siringa di vetro. Vi prendeva la scatoletta d’acciaio tanto carina se non ne avessi avuto il terrore, con quel tubo di vetro trasparente un po’ consumato e leggermente opacizzato dall’uso. Il cilindro, lo stantuffo e il maledetto ago che era sempre più grande di quello che pensavi. Si metteva sul fornello a bollire e poi si chiamava la portiera: Armida era un donnone di quelli che se ti danno uno schiaffo ti ammazzano, una specie di Ave Ninchi, ma più grossa. Rubizza e rubiconda, ex contadina che vedevo bene tra le galline o a sollevare mucche per spremere loro il latte come un asciugamani zuppo. Cominciavo a nascondermi durante i preparativi. Uscivano da un cassetto le fialette di vetro con un liquido che aveva sempre un colore diverso. Mia madre prendeva un miniseghetto che era nella confezione ed incideva il collo dell’ampollina, poi con un netto colpo delle dita lo staccava. Tic. La siringa era pronta, e si infilava l’ago e si aspirava il liquido con uno shhhuuuuiii che mi abbassava la pressione. L’ovatta era imbevuta di alcool e tutto era pronto per il sacrificio umano, il mio. Giù i pantaloni, giù le mutande, culetto all’aria e zicchete dopo quello strofinare del freddissimo spirito denaturato. Non si doveva fare il muscolo. Era una parola. Sentivo quella lama lacerarmi carni e muscoli, ed il liquido bruciava sempre. Poi passava e perché ero stato bravo, ci rimediavo qualcosa, un giocattolino o un cioccolatino.Poi sono cresciuto, e svenivo direttamente senza fare troppe storie. Specie una volta che dato che quell’idiota di specialista diceva che all’ospedale non facevano bene le analisi, dovetti farne una a pagamento da un suo amico, dato che dovevano scambiarsi qualche tangente. Mi apre (ricordo come fosse oggi invece di 30 anni fa), un dottore in camice bianco che mi fece balzare alla mente il dr. Mengele, il nazista. Era mezzo teutonico. “Puonciorno, fenca ti là e zi metta zeduto”. Il luminare aveva un’altra caratteristica. Aveva di sicuro subito un ictus, in quanto era semiparalizzato. Una gamba veniva strascicata ed un braccio lo teneva in tasca. Non pensavo li facesse lui i prelievi. Mi metto seduto. E fa tutto con una mano. Tale e quale a Rambo con 50 anni di più. Nonno Rambo spezza una fialetta con i denti. Con la bocca apre la bustina asettica con la siringa e prende con la mano sana il contenuto. La siringa viene incastrata nel palmo e con una rapido e sapiente gioco di falangi falangine e falangette si cimenta in quello shhhuuuiiii che faceva la sora Armida con il doppio degli arti sani. Brandendo l’arma come fosse Excalibur si avvicina a me strascicando la gamba impedita. Io ovviamente svengo.Ed ovviamente il risultato delle analisi era sputato a quello fatto in precedenza con la mutua. Centocinquemila lire di trent'anni fa buttate.Che bei ricordi.Oggi dopo un paio d’ore di fila, tra numerini, impegnative, firme e scontri alle casse e vecchiette che vogliono passare avanti, arriva il mio turno. Studio un anziano di quelli pignoli con cartellina portadocumenti al seguito, che avendo il terrore della burocrazia (forse era un militare o un ragioniere) fa mille domande alla signora platinata grassissima alla cassa, facendola uscire dai gangheri. Le domande erano meno di mille, forse 4-5, ma ripetute cento volte ognuna per essere sicuro della risposta. Pazzesco. Se dovessi diventare così, ammazzatemi prima, vi prego.Il resto è storia. Una giovanissima infermiera non trova la mia vena sul braccio sinistro e mi bucherella simpaticamente per poi accorgersi di non esservi entrata. Mi aspetta un bell’ematoma domani. Poi cambiamo braccio. La vena qui è bella grossa con gran sollievo della lavoratrice dell’ago, e mio. Ormai non svengo più. Ho le braccia incerottate che sembro un drogato, e già fremo per quando li toglierò, per lo strappo dei peli.Ogni volta penso al tottore tetesco, e penzo che il peccio ist pazzato. Ja.