Kremuzio

Astrodonne nello spazio


Quattro donne insieme nella stazione spaziale internazionale…Per la prima volta tutte queste fanciulle in un luogo stretto a contatto di gomito, solo a qualche centimetro dal vuoto cosmico. Beh, era ora che il gentil sesso colonizzasse lo spazio, meta di conquista umana al maschile. Quando tantissimi anni fa l’Unione Sovietica, precisamente il 16 giugno 1963, inviò sulla Vostok 6 Valentina Tereshkova, tutti pensarono al balzo da gigante effettuato dalla cosmonautica russa. Cinque giorni dopo Valery Bykovsky, che non fu, come molti pensano, il suo futuro marito, viaggiarono appaiati per molte orbite intorno alla Terra, prendendo i comandi manualmente per tentativi di avvicinamento. Aveva 26 anni, giovanissima, senza grandi esperienze se non quella di paracadutista. Poi bastava poco ad usare la cloche in una semplice navicella. Fu una bella tranvata per gli americani: altro che supereroi, si poteva anche lanciare una donna che non aveva mai neppure pilotato un aliante. Quasi una massaia, ecco la figura femminile da inviare nel cosmo. Poi nessun’altra nel cosmo per moltissimo tempo.Ma al capitolo delle donne nello spazio, c’è una pagina tristissima, anzi più di una. Sally Ride, esattamente venti anni dopo la russa (18 giugno 1983), viene lanciata, prima donna americana, proprio dal Challenger, che 3 anni dopo il 28 gennaio 1986 esploderà dopo un minuto e 13 secondi. A bordo due donne, Judith Resnik e Christa McAuliffe. Poi la volta del Columbia ad esplodere al rientro, il primo febbraio 2003. Stavolta altre due donne ci rimisero la vita: Kalpana Chawla e Laurel Clark. Infine molte altre passarono giorni nella ISS. C’è chi dice che lo abbiano fatto per effettuare esperimenti sessuali, tipo rimanere in cinta a gravità zero, e forse altro sulla dinamica degli accoppiamenti. Perché no? anche in questo si denota il maschilismo. Ma mai hanno pensato che potessero esserci anche gay tra gli astronauti. Il 10% secondo le statistiche, visto che anche nei marines possono arruolarsi… Ma se pensiamo a come potrebbe essere la vita lì dentro, allora ne pensiamo delle belle, sempre da maschilista quale ogni tanto mi diverto ad essere. Dicono che una delle cose più disagevoli a gravità zero sia di lavorare, girarsi e trovarsi davanti al viso la zona pelvica di un altro astronauta. Capita quando non c’è né alto né basso, ti trovi sottosopra o a 90 gradi senza pensarci, ed a volte non è bello. Meglio senza dubbio con equipaggi misti. Le sorprese potrebbero essere meno disagevoli ed a volte anche piacevoli. Però obbligherei le donne a tenere i capelli corti. Quando sono lunghi diventano come la coda del pavone, larghi e lanciati in tutte le direzioni. Per cui quando saranno a bordo tutte e quattro: Tracy Caldwell Dyson (giunta il 5 sulla Iss con la russa Soyuz), Stephanie  Wilson e Dorothy Metcalf-Lindenburger e la giapponese Naoko Yamazaki, sarà una intricatissima ragnatela di capigliature... Ma ho paura di una cosa, fermo restando, ovviamente, la capacità tecnico-scientifica delle fortunate prescelte. Ma sapete come sono le donne in un’area chiusa? Si metteranno a parlare di cucina e del fidanzato, e dell’ultimo tipo di tuta spaziale alla moda. I caschi poi saranno abbelliti di fiorellini mentre l’aria profumerà di vaniglia. Guai a lasciare i segni sul pavimento, o sulle pareti o sul soffitto, dato che sono la stessa cosa: le pattine saranno d’obbligo per tutta la stazione. E guai se scoprono anche una minima particella di micrometeorite sul tappeto buono. Al bagno cominceranno a lamentarsi per la spaziotavoletta da alzare e poi perché rimarrebbe alzata. Quante ore a truccarsi prima del collegamento verso Terra? “Houston, avremmo un problema… si è perso un orecchino ed abbiamo finito il fard”. E dove stendere il bucato della lavatrice?Ma la cosa che mi preoccupa più di tutto saranno le tendine agli oblò! ;)