Kremuzio

Papaveri, semafori e teoria delle code


Quando nel 1953 David George Kendall introdusse la notazione A/B/C, successivamente estesa come 1/2/3/4/5/6 al fine di fornire una descrizione compatta e immediata del modello del sistema a code, probabilmente pensava a me, sul motorino in procinto di arrivare al semaforo mentre questo sta diventando rosso.C’è poco da codificare e teorizzare quando vedi che non c’è troppo traffico ed allegramente dai gas perché da lontano vedi il semaforo verde. Peccato che, come se ci fosse un sensore ad un tot metri di distanza, il ciclope con tre occhi strizzi prima quello giallo e poi, dopo aver ascoltato la tua frenata, decida di arrossarsi. E ti fermi e pensi al perché. E se magari fossi uscito da casa 20 secondi prima li avrei trovati tutti verdi? Queste sono le domande che ti fai mentre aspetti e controlli che l’ultimo pedone abbia attraversato sulle strisce. Ma non so se nella teoria delle code c’è la risposta. Probabilmente è nascosta in mezzo alle derivate ed agli integrali. Mi solleverebbe se ci fossero consigli su come modificare il proprio abituale tragitto e la propria tempistica di accesso alle strade cittadine. Però se uscissi venti secondi prima e trovassi il semaforo verde con l’incrocio spalancato, lo passerei a velocità perlomeno sostenuta. E se arrivasse un mezzo addormentato che in barba alle teorie ed alle regole passasse col rosso e mi prendesse in pieno? Si arriverebbe alla conclusione che è meglio fermarsi con calma al rosso piuttosto che passare col verde senza aspettare.Però c’è un’altra questione… Una volta mi fermo al rosso senza inchiodare ed un idiota con il suv mi prende in pieno facendomi fare un salto fino a sbattere sul marciapiede con la testa. Ma avevo il casco e non mi sono fatto niente. Quindi se il peggior incidente che abbia subito è stato quando ero fermo col rosso, allora che devo fare?C’è poco da studiare teorie e ripensare a cosa fare, esco quando mi pare, se vado di fretta mi becco tutti (e sono tanti) i semafori rossi, e se invece vado tranquillo, eccoli tutti verdi. Allora devo andare tranquillo sempre anche se vado di fretta? Come fingere se stai facendo tardi in ufficio? Cerchi di godere del paesaggio e della vista delle belle fanciulle che passano? Guardi le vetrine? Dialoghi amorevolmente con gli automobilisti col finestrino abbassato?Oppure ogni tanto ti fermi, il tempo di scatto del semaforo, sali su di un’aiuola e ti stendi all’ombra dei papaveri rossi, che nonostante non sia proprio estate, sbocciano ignorantemente nella flora dell’Urbe.Boh… Mi sa che come al solito è solo questione di fortuna… Nel frattempo studiate a memoria: La teoria delle code è lo studio matematico delle linee di attesa (o code) e di vari processi correlati, come l'arrivo alla fine di una coda, l'attesa e l'essere servito all'inizio della coda. Può essere applicata nei trasporti e nelle telecomunicazioni (per esempio, viene adoperata per spiegare le "congestioni stradali" ovvero per spiegare come si calcolano - nell'ambito della contabilità aziendale ai fini fiscali - le rimanenze di magazzino); occasionalmente è collegata alla Ride theory.Testo di riferimentoHillier, Lieberman: Introduction to Operations Research, quinta edizione, McGraw-Hill (1990) capitoli 16 (Queueing Theory) e 17 (The Application of Queueing Theory)Altri testi di consultazione- Kleinrock: Queueing Systems, Wiley 1975.- Cooper: Queueing Theory, in: Heyman, Sobel (eds.): Handbooks in Operations Research and Management Science, Vol. 2: Stochastic Models, Elsevier 1990.- Walrand: Queueing Networks, ibidem