Kremuzio

Collezionare colle


Non mi fa per niente schifo impiastricciarmi le dita di colla, anzi lo ritengo un’attività intelligente e rilassante: basta mettere in pratica alcune precauzioni di cui non vi parlerò se non ermeticamente per non togliervi il gusto della scoperta.Praticamente la prima colla che imparai a fare era quella composta da acqua e farina. Bastava prendere un pentolino e rimestarlo in continuazione sul fuoco. La si faceva in vacanza quando ritagliavo le figurine ed i giochi dalle copertine e gli inserti del “corriere dei piccoli”. Ho ancora dei piccoli dadi con sopra incollate delle facce per una battaglia navale. Stortissimi, ricavati da un pezzetto di legno a base quadrata, ma la carta è ancora attaccata dopo quasi 50 anni. Quella pasta piena di grumi profumava di pasta per pizza, come quando si attaccava alla tavola dilegno che stava incastrata nel tavolino della cucina. Umidità e farina, grumi, trozzi e caccoli, mestolo imbiancato e più spesso del normale, che se cercavi di lavarlo si ritrasformava in una bacchetta magicamente viscida. La potevi anche mangiare. Le figurine che attaccavi all’album sono ancora rimaste attaccate, se conservate nascoste, e mentre la carta senza colla si disintegra, le vignette restano attaccatissime e rigide. Se però sono lasciate alla luce, un po’ di muffa la fanno vivere e qualche animaletto misterioso ma poi mica tanto, se la mangiucchia ed ingrassa.  Poi è cominciato imperiosamente ad entrare la chimica nelle case. La mitica Coccoina che non attaccava molto bene ma profumava come il Paradiso. Il barattolino di alluminio col buco all’interno dove c’era il pennellino sempre secco e storto. Per spalmarla dovevi fare forza e dovevi stare attento a richiuderla sennò si seccava. Dopo un po’ le figurine si staccavano perché la pasta si sbriciolava. Che rabbia!Il Vinavil me lo spalmavo direttamente sulle mani e non sapevo che era fatto per il legno. La carta si induriva e veniva disteso male. Si seccava subito ma era una libidine metterlo sui palmi o sui polpastrelli. Lo usavo ad educazione fisica per salire meglio sulla pertica. Poi l’ora successiva la passavi a toglierlo con le unghie, autisticamente te ne stavi con i pensieri tuoi e non ascoltavi il maestro. Ancora oggi quando nessuno mi vede, mi riempio i palmi della mani e ci gioco. Adorabile!La colla Artiglio o Bostik, velenosissima: ci attaccavo tutto, anche il metallo. I miei primi razzetti ne portano ancora i segni. Le pinne direzionali in compensato ancora reggono. Purtroppo tra benzene toluolo toluene ed altre schifezze qualunque nome abbiano, mi faceva venire il mal di testa. Ora ci incollo il materassino quando si buca ed ho saputo che la usano nei paesi poverissimi per sniffarla e drogarsi. Si fottono il cervello. Meglio mille volte la Coccoina, più simile al godimento sessuale…. L’Uhu mi ha sempre fatto pena. Non attaccava niente finché non l’hanno trasformata in cianoacrilica. I modellini d’aereo in plastica sembrava si attaccassero poi si rismontavano. Ci voleva l’acetone puzzolentissimo per incollarli.Poi hanno fatto quegli stick che ci dovresti attaccare i lembi delle buste e basta. Ma fanno la muffa anche loro, e questo mi ha costretto a rispolverare la gomma arabica, o almeno quella che spacciano per tale. Bella liquida, densa, affascinante e sensuale, per un certo verso, da spennellare, come negli uffici postali, o premere sul foglio con dispenser che sembrano falli o capezzoloni. Ma non so quanto di chimico ci sia all’interno, per cui sono stato inun negozio di materie chimiche ed ho acquistato qualche decina di grammi di gomma arabica originale in pezzi che sembra zucchero di canna. Lo metto in un barattolo, aggiungo acqua bollente e stempero girando con un bastoncino. Roma da sperimentatore. Anche qui c’è un odore gradevole.Mio nonno mi faceva provare la colla di coniglio in perline giallognole ambrate, che usavano i rilegatori. Appiccicava la carta come al solito e puzzava un pochino. Faceva la muffa. La colla di pesce mi ha sempre fatto schifo perfino l’idea di usarla.Al giorno d’oggi uso cianoacrilica come se piovesse, attack, kemiciak o come si scriveva, che se ti attacchi le dita te le devi tagliare, non come il vinavil che ti fa passare qualche minuto in allegria. Poi con le resine composite sembri diventato un chimico vero, sempre a dosare, pesare, miscelare e sbrigarti sennò si indurisce. E puzzano da fare schifo e devi usare l’alcool se ti sporchi. Orrore. Ora per riprendermi devo sniffare la coccoina ed il suo odore di mandorla molto femminile, e non so se eccitarmi o sdilinquirmi…