Kremuzio

20 minuti più tardi


Ed il mondo cambia, anche se ci sembra strano. Ci sono sottili fiumi spaziotemporali che si fondono col fiume principale della vita e danno acqua calda, fredda, salata, sporca, limacciosa, piena di pesci, inquinata. E basta prendere quel rivolo nascosto e ti ritrovi su rive diverse, che non conoscevi. Bastano venti minuti di ritardo.Oggi per esempio, suona la sveglia e mi riaddormento, e salto dal letto 1200 secondi dopo, un po’ arrabbiato con me stesso ma neanche tanto, cosa sarà mai un piccolo ritardo quando nono ho impegni precisi in ufficio? Faranno a meno di me per le prime chiacchiere. Non me la prendo comoda ma neanche mi sbrigo, impiego lo stesso tempo per lavarmi vestirmi e fare colazione, non necessariamente in quest’ordine. Due minuti per stirare la camicia e borbottare per il caldo mentre la radio mi rimanda una rubrica che di solito non ascolto perché a quell’ora sono in motorino. Spengo che c’era un ministro, uno di quelli più ignoranti ed inutili che mi stava indisponendo. Scendo, getto l’immondizia e parto.Prima sorpresa, non ci sono i furgoni che di solito mi bloccano l’uscita dal cancello del garage, che puntuali alle 8:30 ti fanno perdere qualche minuto anche se potrebbero parcheggiare 10 metri più giù. Ma stanno lavorando e non capiscono che anche tu lo dovresti fare e che ti andrebbe di restare a casa, magari ad innaffiare le piante invece di strombazzare il clacson sulla discesa del garage.Comunque, vado oltre e mi immetto nelle strade. Le facce sono diverse. Incontro i pensionati del mio condominio che stanno tornando a casa con il giornale sotto il braccio. Un paio di signore tornano con le buste della spesa. Chissà perché così presto? Avranno i loro motivi.Alcuni negozi sono aperti, altri stanno aprendo. Il traffico è minore e i semafori sembrano più veloci. Le facce da galera sui manifesti elettorali che ancora sono attaccati sembrano più oneste. Una miriade di uomini-donne con cagnolini sono in giro per i marciapiedi per andare sulle aiuole. Abbaiano nervosi. Qualcuno sta facendo colazione al bar, inzuppa cornetti nel cappuccino e poi si accende una sigaretta ai tavoli all’aperto. Non ci sono le solite facce sbomballate alle fermate dei bus, ragazze truccate in amara attesa che vorrebbero avere il coraggio di farsi un motorino invece di aspettare con la tessera mensili in mano che arrivi il trasporto pubblico.Anche quelli in motorino hanno caschi che no riconosco. Io vado pianissimo, per cui mi sorpassano tutti a destra e sinistra, e vedo i colori dei caschi, gli adesivi, i vestiti che indossano, la lunghezza delle gonne e le gambe depilate e lucide. Altra fauna solo venti minuti dopo. Ci sono quelli in ritardo che corrono di più e ti sorpassano esclusivamente a destra e borbottano qualcosa perché non ti togli di mezzo. Un sacco di biciclette lottano con i sampietrini ed i gas di scarico, ma hanno un’aria allegra e pedalano con calma. Fa però un po’ più caldo e da’ fastidio aspettare il verde al sole. Meglio fermarsi un po’ prima all’ombra di un albero, un platano per la precisione. Gli spazzini che fanno colazione ormai hanno finito di mangiare ed hanno iniziato il lavoro. Tutti belli in ordine ed arancioni. Sembra che ci tengano moltissimo all’aspetto. Le donne son piene di gioielli, con i capelli tinti di biondo e profumate. Gli uomini sono giovani con la tuta aperta sul petto per mostrare tatuaggi, catene d’oro e pettorali glabri. Il loro sogno è quello di andare in televisione, magari dalla Defilippi.Per farla breve, arrivo cono solo dieci minuti di ritardo sui venti preventivati. E ne perdo due per trovare il parcheggio sul marciapiede. I posti sono tutti occupati, unica nota stonata. Ma ho visto un pezzo di vita che non conoscevo, sfasata di 20 minuti sul mio tempo normale. E se fosse stato di trenta minuti? Quasi quasi domani ci provo…