Kremuzio

Denti, unghie ed altre disgrazie


E’ triste quando ti accorgi che non hai i denti di adamantio. Il fatto è che me ne sono accorto troppo tardi. Andavo fiero dei miei incisivi: non per la loro grandezza, in quanto non li ho mai avuti grandi. Forse neanche dopo che mi erano caduti quelli da latte. Ma poi chi si ricorda? Però ho sempre avuto la concezione di denti forti, massicci e taglienti, seppur piccoli. Come facevo a saperlo? E’ semplice, li ho sempre usati come utensile fin da piccolo. Non ho mai posseduto uno spellafili, dato che i fili elettrici li incastravo tra gli incisivi superiori e quelli inferiori, e tiravo via. Il rame si metteva a nudo con facilità. Tutti mi dicevano “non lo fare: te li rovini”, ma io niente, imperterrito continuavo ad usarli. Avrò spellato milioni di fili. Anche quando facevo per lavoro l’installatore, capitava di dover denudare cavi da 16 coppie, per divertirmi usavo un tecnologicissimo spellafili, ma quando avevo le mani occupate, mettevo in bocca ed operavo.Poi imparai anche ad usarli per togliere le pellicine alle unghie o a limare le stesse. Semplice, usavo ad occhi chiusi i dentini e strap, tagliavo con maestria. Avrò tagliato tonnellate di unghie e pellicine. Mi faceva stare in pace con me stesso. Non appena sentivo i bordi taglienti o non perfetti, gnam operavo la censura. A volte esageravo e strappavo una pellecchia di troppo, e mi usciva fuori un po’ di sangue, che spesso mi faceva infezione con un doloroso giradito. Ed allora giuravo con me stesso, in preda al dolore ed al dito gonfio, che non l’avrei fatto più. Ma non mantenevo la promessa.Fino ad una settimana fa. Stavo accudendo le piante in giardino quando decido di infilare in un portachiavi ad anello un necessario accessorio per sturare l’impianto di irrigazione. Non avevo sottomano pinze o forbici o cacciaviti, ed allora gnam, metto in bocca, allargo l’anello ed infilo il piccolo utensile. Ahimè.Per la prima volta in tanti anni, la lama dell’incisivo superiore sinistro il mio preferito, si consumò di un infinitesimo di micron, mentre il destro rimase imperterrito in tutta la sua baldanza. E che sarà mai un quisquiglimetro di dente?Mi pungo con il fico d’India. Una piccolissima spina. Metto in bocca e non acchiappo! Le mie pinzette naturali non funzionano più. Non chiudono perfettamente come avevano fatto da sempre! Poco male, penso, lo faccio con gli incisivi destri. Maledizione. Mi accorgo che non ho mai usato i destri solo per i fili grandi, mentre la precisione micrometrica la ottenevo con i sinistri. Faccio la prova con le unghie e le pellicine. Niente! Sono rovinato. I destri non funzionano come i sinistri.Ormai è una settimana che ho le dita piene di spine, scheggette, unghie storte e seghettate, pellicine che vorrebbero essere mangiate, unghie da sputare. Stramaledizione. L’abitudine è brutta e non riesco a togliermela. Non mi piace girare con quella trousse con cesoiette limetta che usavano i militari facendola girare tramite una catenella lunghissima portachiavi quando si annoiavano. Almeno ai miei tempi era così. Roba da caporali.Niente da fare, non acchiappo più. Sento con la lingua il bordo non più tagliente, inutile per farmi compagnia, che non recide, non mozzichicchia, non mangiucchia, ed ho la sensazione di avere in bocca denti inutili. Qualche filo non piccolissimo posso anche pulirlo, ma devo dire addio alle unghie. E non so come fare. Ho provato a limare il dente con un frullino o con un trapano od una lima di precisione. Niente. È la fine: sono disperato. Anche da questo si vede che uno invecchia.