Kremuzio

Mare mosso, moto ondoso in fermento


La sabbia è più umida quando il mare è mosso. Bella scoperta. Anzi è proprio bagnata. Saranno gli schizzi o l’andirivieni delle onde sulla battigia. Quando la schiuma torna indietro lascia dei piccoli buchi sulla sabbia nera e compatta. Penso siano delle pulci, quelle piccole palline spaventate che poi si rilassano, si aprono e fanno vedere miriadi di zampette che si muovono vorticosamente, come se dovessero essere loro a provocare il mare mosso. Lasciamoglielo credere. Non sarò io a turbare il loro piccolo io. C’è qualcuno che fa una corsa e poi, una volta raggiunta l’acqua, con un salto che a volte vorrebbe essere mortale, fa una giravolta e prende in pieno l’onda che si abbatte. Sorridono. Nessuno lascia intravedere il benché minimo timore verso la potente energia marina. I bagnini sono attenti e fischiano quando vedono qualcuno distante dalla linea immaginaria che divide il vicino dal troppo lontano. Eppure il mare sarebbe più pericoloso “vicino” quando le onde sono alte e forti e se ti prendono bene ti fanno male, magari ti rigira su te stesso e ti fa sbattere la faccia sulla sabbia bassa. Ma fischiano, certi di far bene il loro mestiere, e si sbracciano ed urlano di tornare a riva. Io so nuotare bene, e penso che anche quegli avventurosi a poche decine di metri dalla costa lo siano altrettanto. Incuranti nuotano e si fermano e palano tra di loro. Forse neanche hanno sentito i fischi intimidatori. Laggiù non si tocca e la corrente è forte. Si vede che si allontanano sempre più, ma non verso il largo. Sono troppo curioso, ora entro io. L’acqua è calda, e piano mi immergo sempre più. Sono all’altezza del bagnetto dei bambini ma le onde sono forti. Subito qualche metro dopo il mare ti sprofonda nelle buche della sabbia. Sembra come se avessero bombardato, non ho una base stabile sulla quale saltare, e le buche si susseguono in continuazione. Ma inizio a godermi le onde, attento che non mi si schiantino addosso, sulla pancia o poco sotto, dolorosissime. Allora le prendo di fianco, oppure le guardo sulla schiuma, direttamente negli occhi che potrebbero avere, con un senso di sfida, per poi abbassarmi di colpo ed immergermi quando mi stanno per colpire. Oppure, se non stanno facendo la cresta schiumosa, e quindi non ti fanno male se ti colpiscono, faccio un salto, e se lo effettuo al momento giusto vado altissimo nel cielo, come se fosse un tappeto elastico, ma è solo l’acqua che mi rende più leggero e mi permette di salire di due, tre, cento metri. Non so quanti siano ma per un momento sono altissimo su tutti gli altri, e mi sento forte, elastico, plastico e sarcastico. E quando sono all’apogeo, penso per un attimo che ricadendo giù con i piedi potrei prendere in pieno un vetro o un pesce con le spine velenose, o un granchietto, o una coccia di cozza tagliente. Ma sono fortunato e non mi accade. Anche il granchietto è fortunato.Alla faccia del bagnino mi infilo sotto un onda e riappaio più giù. Lotto con la corrente che mi vuole trasportare dalla parte opposta, e a veloci bracciate mi allontano. Arrivo dove il mare sembra calmo, dove non si tocca e dove neanche sembrano arrivare le grida dei bambini che zampettano schizzando a riva. C’è pace, in quell’oscillazione lenta che ti alza ed abbassa rispetto alla terra mantenendoti sempre parallelo sul pelo dell’acqua. Però mi fa girare la testa. Sarà colpa della cervicale, ma dopo un po’ che cerchi di rilassarmi ecco che mi gira la testa. Che destino antipatico. Ma non esco, tanto il bagnino non mi fischia, anzi magari pensa “che rottura ‘sto vecchiaccio, s’affogasse pure” ma anche no, sono sicuro che mi salverebbe se stessi affogando. Ok, nessuno che si preoccupa. Ora esco e mi metterò ad asciugarmi al sole. Ancora non mi vede nessuno però, mi sfilo il costume per togliere la sabbia che mi si è infilata dappertutto. Attento a non perderlo sennò è la fine.La prossima volta azzarderò un saltino con giravolta. Forse.