Kremuzio

Le due facce della violenza


Ancora violenza su donne, come al solito, nel solito modo, con le solite orrende specifiche. Si parte dall’ossessione verso un oggetto del desiderio. Come se l’uomo non sia capace d’altro che desiderare stupidamente, e quando non riesci ad ottenere, il cervello si toglie tutte le remore, tutte le corazze, e ritorna puro istinto, dove non sai se l’esigenza che ti oscura la vista sia vera o no. Se sia una cosa importante per sopravvivere o sia un surplus.Tutti noi desideriamo, molti di noi hanno un’ossessione, per la quale si farebbero pazzie, ci si potrebbe dimenticare di mangiare, di respirare, a volte. Senti quella fame d’aria improvvisa e ti accorgi che non stai respirando, ma i tuoi polmoni te lo ricordano mandando un impulso al cervello che subito smette per un attimo di ossessionarti.Quale che sia l’argomento che l’opprime, l’uomo segue come un animale quella che sembra esser una carota che ti viene fatta vedere e non puoi prendere, e tu ti protendi verso di essa e ti trascini. Ma la carota può trasformarsi in bastone. E fare male, farti male.Un’altra ragazza è morta per le voglie di un uomo, in uno dei modi peggiori che si potrebbero immaginare, e subito dopo lo scempio di un’ulteriore violenza. Ma come può un uomo ridursi così? E non dite che si tratta di una barbarie dovuta alla televisione, alla rilassatezza dei costumi. È da sempre così, nella natura umana. Non diamo la colpa alla pornografia o alle donne che si vestono in modo di attirare l’attenzione. Mettiamoci nei panni dei due attori di questo dramma. Abbiamo la bella ragazzina, dai grandi occhi, bionda, simpatica, che veste alla moda, moderna, ma non sa di essere la pecorella sacrificale. Non può cedere alle voglie di un vecchio, un parente, lo zio, il padre della cuginetta che rappresenta anche la migliore amica. Costui la osserva, a bocca aperta, magari sbava un po’, la tocca, cerca di carezzarla, ma lui è un vecchio che puzza, osceno con la sigaretta sghemba in bocca, il cappellaccio che gli copre quei pochi capelli sporchi, con le mani luride e le unghie nere. Ha vestiti sdruciti e consumati, il fiato che da’ fastidio anche solo se ti saluta. E allunga le mani sempre, ti fa capire che ti vuole, ti vuol fare male, usare violenza, ma alla fine degli approcci si ferma, sembra riderci sopra. E’ tuo zio, dovresti fidarti di lui. Chissà come vuole convincerti con quelle parole che sanno di vino scadente.Tu sei bella, fresca, giovanissima, ti piacciono le canzoni di oggi, nei tuoi sogni ci sono i soliti sogni di ragazzina. Non sai cosa c’è nella mente degli uomini che ti guardano e ti pensano e vorrebbero averti. Non ti preoccupi e vivi la tua vita di adolescente. Devi ancora una volta scrollarti di dosso le mani insistenti di tuo zio, sporche e sudate. Non ti piace ed è un adulto, un vecchio, un parente. Oggi la sua mano è stata troppo invadente, la scansi con forza al punto di lasciargli un ematoma, ma lui è pazzo, è un uomo, più forte di te e ti abbraccia, senti il suo corpo che puzza dietro di te e ti toglie la vita. Poi non sai più cosa ti ha fatto, meglio così.Un’altra storia, un’altra volta, un’altra occasione nata nelle cantine di un paese, nella campagna, nei posti in cui la bestialità viene scambiata con la naturalezza.Posso pensare, da uomo, da persona che subisce ossessioni e desideri, perché? Perché siamo fatti così? Quando ero stupido pensavo: Perché Maria Goretti non ha ceduto alle voglie del suo violentatore? Quante volte il violentatore è diventato assassino quando si è sentito rifiutato? E pensi, da stupido maschio, che sarebbe convenuto cedere. Una volta, una volta sola, poi scappare, denunciarlo. La risposta la posso immaginare, ma fino ad un certo punto. Come uomo, come maschio, se mi vengono in mente certe domande, forse è perché sono ancora stupido.