Kremuzio

Anacoluto a chi?


Ricordo come fosse ieri quell’interrogazione di italiano: il maturo professor M. stava sulla cattedra e mi fissava con quegli occhietti furbi ma viziosi dietro le lenti spesse. Era un soggetto il professor M. Con quella vocetta querula sempre interrogativa che sembrava interrogarsi su tutto ed interrogava su tutto, a noi maschietti, mentre alle femminucce lasciava correre alcune mancanze. Ma diventava rosso ogni tanto, quando aveva di fronte una bella fanciulla. Forse viveva ancora con la mamma, ed anche se ci sembrava vecchio doveva avere meno di 40 anni. Con il suo completo azzurrino non incuteva molta paura, proprio perché non aveva quella forza e carisma che un prof avrebbe dovuto avere. Praticamente gli facevamo un sacco di scherzi. A volte anche cattivi, tipo sporcare la sedia o mettere in bilico la cattedra così che potesse precipitare se appena appena toccata. Comunque non ci piaceva il modo viscido come guardava le “nostre” ragazze.Ma torniamo all’interrogazione. Non ricordo cosa mi avesse chiesto, ma la risposta che diedi era una di quelle che volevano dire tutto e non dire niente. Come al solito non avevo studiato e cercavo di arrampicarmi sugli specchi con evoluzioni ed involuzioni grammaticali e sintattiche da arrampicata sugli specchi sulla parete nord. Al che lui mi interrompe strabuzzando gli occhi, spalancandoli e risistemando gli occhiali sul naso corto con un gesto alla “Furio” e mi chiede: “ma hai fatto l’anacoluto?” scatenando l’ilarità generale tra i compagni che stavano seguendo l’interrogazione, mentre quelli che giocavano alla battaglia navale o cercavano di sbirciare sotto le gonne delle compagne, non smisero le loro occupazioni. “Può darsi, ma non me ne sono accorto…” risposi, non sapendo proprio nulla di anacoluti. Poteva essere una specie di gnorri o una grave mancanza, una parolaccia o uno spasmo del diaframma. Una cosa puzzolente o uno sguardo ammiccante. Di tutto. Ma poi capendo che eravamo una massa di ignoranti grammaticali (se ricordo bene eravamo in prima liceo) tentò di spiegarcelo con parole sue, per cui in un modo noioso che non ci fece comprendere nulla tranne il fatto che non si trattava né di parolaccia né di un portatore sano di deretano. Ovviamente tra le nostre offese preferite fece capolino un arrabbiato “faccia da anacoluto” che a volte nella foga diveniva “anacoruto”, un incrocio tra “anacoreta” e “cornuto”.Poi qualche giorno fa lessi che in una famosa frase del Manzoni ce n’era uno. Una frase che poteva sembrare sbagliata, ma che se investigata con ottiche diverse era anacolutissima.   “Quelli che moiono, bisogna pregare Iddio per loro” è l’anacoluto più famoso, ma ce ne sono stati tanti altri in quel romanzone telenovellante pieno di gossip che fu “i promessi sposi”. Lungi da me affermare che Manzoni non sapeva scrivere, devo farmi lo shampoo solo prima di accennare a pensarlo, ma certo che alle nostre semplici orecchie, che capiscono sempre più semplici frasi piene di presente ed imperfetto, ci sembra sgraziato ed errato quel modo di scrivere e di anacolutizzare. Forse questo intendeva dirmi il prof. M.: ma che stai dicendo? Non vedi che ti sei incartato con le parole? Non capisci che stai mettendo in fila frasi senza senso che non portano da nessuna parte? E l’anacoluto potrebbe essere la metafora dei nostri giorni, di un’informazione vuota, di persone che chiacchierano chiacchierano e non dicono niente, di politici che girano intorno al soggetto, all’oggetto e girando girando svengono prima di dire qualcosa di sensato ed utile. Fino a che arriva la vecchietta di turno che col suo candore, con la sua esperienza dice alla politicante, gambe strappate all’avanspettacolo: “ma che cultura di governo? ma che sta’ a dì? Che ve comprate la ggente… io nun ve rispetto perché siete dei mascarzoni”. Evviva la vecchietta ed abbasso l’anacoluto!http://www.youtube.com/watch?v=u9EPv7yPjhY