Kremuzio

Esche e richiami


O se preferite, richiami e prede. Ogni persona ha il suo modo di essere attirata ed è su questo che c’è chi ci lavora, come il sottoscritto.Una storiella letta su di un giornale americano di 60 anni fa, raccontava che c’era un uomo che stava viaggiando in treno su una lunga tratta, mentre, in uno scompartimento, un signore stava leggendo una rivista messa sottosopra. Incuriosito, l’uomo si fa avanti per vedere come faccia a leggere e cosa stesse leggendo con attenzione. Sbircia e si accorge che all’interno le pagine erano disposte per il verso giusto. A quel punto rompe l’indugio e chiede “scusi, la stavo guardando e mi sono accorto che la rivista che sta leggendo ha la copertina al contrario, come mai?”. Al che l’interrogato risponde: “Veda, prendo il treno spesso per lunghe viaggi, ed allora faccio così, compro una rivista, stacco la copertina, la rigiro e con questa graffettatrice…”, tira fuori dalla tasca una di quelle pinze per i punti metallici, “…la riattacco al suo posto e mi metto a leggere. Puntualmente arriva qualcuno che la vede e si chiede come mai. Preso dalla curiosità, non può fare a meno di domandarmelo, e così rompe il ghiaccio iniziando una conversazione che durerà fin all’arrivo. Sapesse quante persone interessanti ho conosciuto così!”.E mi sono reso conto che senza pensarci, sto facendo anch’io in questo modo. A partire dal mio profilo, pieno di frasi che sembrano senza senso, e che forse ad un’analisi più approfondita, un senso proprio non ce l’hanno. Coloro che passano e che iniziano a leggere si riempiono la testa di domande e si chiedono innanzitutto se chi ha scritto quelle cose è matto, per cui se non sono curiosi vanno oltre, ma se lo sono, cominciano a chiedersi se ci sia un significato, e quasi immancabilmente lo trovano. Allora passano a leggere il mio blog, per avere la conferma se chi scrive sia veramente matto o magari un genio. La prima che pensano, ovviamente. Però intanto si è creato un filo invisibile che lega le mie parole gettate alla rinfusa, con un certo senso pratico, alla mente del lettore, che magari prima o poi si stancherà di leggere, ma che in alcuni casi ritornerà in seguito.E penso allora che la rete che giorno dopo giorno sto tessendo a base di fili vischiosi composti da soggetti nervosi o semplicemente strani, calmi o addirittura scontati, rivoluzionari o conservatori, avviluppa alcune tenere mosche che divoro lentamente godendomi la digestione.E da questo lento assimilare ne escono fuori persone che altrimenti non avrei mai incontrato, uomini e donne interessantissimi, che mi accrescono da ogni punto di vista, che mi fanno passare bei momenti di conversazione, seppur telematica. In questo modo vengono meno le barriere basate sulla timidezza, sui difetti fisici, sulla simpatia o antipatia epidermica. Sulla rete ognuno è quello che crede di essere. Chissà quante donne con le quali intraprendo scambi epistolari sono uomini o viceversa? A questo punto anch’io potrei essere una donna e rappresentarmi in una maniera ben diversa da quel che sono. In questo nascondersi dietro un nick, un soprannome, un alias, sta tutta la necessità di essere più che di apparire. In questa gelosa difesa della propria privacy si nasconde una rivolta verso la nostra vita sempre più esposta alle telecamere, alle offerte pubblicitarie, ai semplici rompiscatole.E penso che sarebbe bello se i nostri rapporti interpersonali fossero veramente basati sulla nostra vera essenza, o quella che noi vorremmo fosse vera. E sarà per questo che incontro molte più persone interessanti in questa community da quando sono Kremuzio, piuttosto che nella mia vita pubblica dove mi chiamo Stefano? Nel frattempo continuo a gettare l’esca.