Kremuzio

Odori metropolitani


Ieri avevo questa idea in mente, oggi sono quasi soffocato nel traffico. Dicono dicono del traffico di Roma, ma il casino è dovuto principalmente ai pullman dei turisti, almeno per il lungotevere che mi vede umile viaggiatore in motorino. Sono più che sicuro che se non ci fossero turisti staremmo meglio. Quando pago le tasse e la vivibilità cittadina, oltre ai costi sociali, non credo che ci vengano fatti sconti perché entrano all’interno del raccordo milioni di turisti ogni anno. I soldi vanno tutti in tasca ai soliti che ci vivono sopra, vedi ristoratori, albergatori e bancarelle piene di zozzerie.A me rimane nei polmoni il gas di scarico dei torpedoni.Ma ieri sera, quando il traffico è notevole ma turisti se ne vanno a piedi, i profumi erano ben diversi: passi vicino ai parchi o alle ville, quelle antiche e piene di vegetazione, come ad esempio la splendida Villa Torlonia, ed a distanza di decine di metri sembra di essere in un bosco. Stai al semaforo e senti quell’odore di terra bagnata, di tronchi ed erba, di sfagno e muschio, ed in questo cocktail ti sembra quasi di non essere lì. Ma ogni zona ha il suo odore. Passi per il centro all’ora di cena e ogni cinquanta metri il naso ti avverte del menù del ristorante più vicino, e cambia al successivo. Ma in genere mangiano bistecche, a sentire quello che entra nelle narici. E per te che stai andando a casa, ti assale quella voglia di masticare carne che ti fa quasi cadere dalla moto. Ma ci sono anche i sottopassaggi, intrisi di oli petroliferi ed altri liquami chimici e fisiologici. Una specie di pausa, in pratica. Esci a riveder le stelle ed ecco l’odore di fiori e fiorai, che è molto simile a quello dei cimiteri, ma molto meno pesanti. E ricambia subito in mangereccio, ecco i primi, arrosti, sughi, rosticcerie, unti, pizze e calzoni. Dalle finestre non escono fumi carichi, come se le famiglie non ci abitassero. Solo uffici a schiera, stanze ormai chiuse senza neanche un po’ di caffé che aleggi sotto i neon. Manca anche quell’essenza di dolci, come i cornetti caldi, che sembra li sfornino solo a notte fonda per gli habituè dei locali notturni. “Tutti a prendere i cornetti caldi! Andiamo da X” ed a seconda della zona andavi a fare la fila da questo o quel pasticcere. Fosse estate sentirei odore di cocomero, che percepisci appiccicoso sulle mani, ma che ti disseta a distanza mentre occhieggia ed emana dai grattacheccari. In alcune zone c’è invece il camioncino illuminatissimo del porchettaro, con qualche ragazzo in piedi, che sta masticando una ciriola ben farcita. La birretta, immancabile, è poggiata sul bancone di vetro. Qualche nostalgico ha mezzo bicchiere di vino bianco (l’altro mezzo lo ha già bevuto). E continui, per le strade di Roma, e mano a mano che ti allontani dal centro, arrivano odori di pini, e di cucina cinese, arrosti e tanta plastica. Ad un certo punto mi sembra di sentire quell’”odore Fiat” tipico degli interni delle vecchie utilitarie nuove. Plastica e finta pelle. A notte fonda puoi incontrare zaffate di cocco e vaniglia, allora capisci che ci sono trans dietro quegli alberi, e li vedi saltare fuori e ti sorridono dall’alto dei loro tacchi a spillo e cosce da centometristi.Le donne dell’est, quelle che sono agli angoli illuminati invece puzzano di fumo di sigaretta.. A volte di sandalo, un odore che trovo eccitante. Eccitazione che passa subito, dato che in una pozza di acqua ristagnante ci sono chili di guano degli storni che dormono sopra gli alberi proprio là. Disgustosi in quelle miscele ammoniacali. Trattengo il fiato.Ma sono gli odori che trovo una volta arrivato a casa che mi sorprendono ogni volta. Passo dal garage ed i gatti fanno a gara a chi impuzzolisce di più gli angoletti, coprendo quel bel profumo di aranci che crescono sopra il cancello. Aspetto con ansia i tigli della strada, ma manca ancora molto tempo. Al piano terra c’è una signora cuoca che mi fa impazzire dal profumo che esce dalla sua cucina. Arrosti, funghi, ogni cosa è fantastica, e presumo anche il  loro sapore. A fianco da un appartamento di cinesi esce riso. Quel basmati profumato che in altri momenti mi avrebbe fatto venire l’acquolina in bocca, ma che non può competere con la cuoca. Salgo in ascensore e passo da sughi a fritti. Uno fa il pesce ed un altro patate lesse. Nessuno che faccia il pollo. Ma all’ultimo piano, dove abito sento ben poco. Apro la porta di casa e già pregusto che mangerò broccoli lessi. Se non altro al mio organismo faranno molto meglio dell’arrosto con i funghi del piano terra. Ahimè…