Kremuzio

Fermiamoli prima possibile!


Non ho avuto in famiglia combattenti nella seconda guerra mondiale. Un paio della prima. Un vecchio zio di cui ho parlato qualche post fa che durante una carica si è preso un colpo di Mauser che gli ha lasciato una vistosa cicatrice su di un labbro, ed un altro che in trincea c’è morto. Almeno così dicono le leggende famigliari. Un proiettile d’obice che l’ha praticamente disintegrato. Di lui mia nonna conservava un calendarietto ed una lettera sporchi di sangue. Ma non ho mai visto nulla del genere, e non credo se lo siano inventato. Poi non conosco altri impegni di nonni nella seconda. Mio padre era troppo giovane. Avevo un po’ di invidia per il padre di un mio amico che aveva fatto la resistenza sui monti delle Marche e rabbia per un altro vecchio zio acquisito che invece era partito volontario per la guerra di Spagna e tutte le altre baruffe coloniali. Ma mi sono bastati i racconti sui bombardamenti e della vita durante il ventennio per farmi odiare la guerra e gli eserciti. Sì, ho fatto il servizio militare obbligatorio trent’anni fa e mi sono divertito cazzeggiando con tutti i nuovi amici incontrati, ma quando avevo quel fucile malridotto in mano, mi innervosivo. Quando ci hanno portato a sparare al poligono sentivo che quel coso mi bruciava, e quella trentina di proiettili mi sono sbrigato a sbarazzarmene mirando a casaccio. Ringrazio Dio di non aver partecipato a nessun fervore bellico.E mi fa schifo l’idea che il nostro ministro della guerra abbia deciso di reimpiantare il balillismo. Vedremo in piazza raduni di bambini col loro fucilino di legno? Vestiti di mimetica a fare la faccetta di guerra? Togliamoli pure dalle scuole ed irreggimentiamoli senza paura che diventino più intelligenti. A dire signorsì invece che signornò. A sparare addosso ai cattivi.Chiamano quest’ideona “allenati per la vita” e prevede un’esercitazione militare con armi ad aria compressa, esercizi di orientamento e ginnici. Sugli ultimi due sarei anche d’accordo, ma basterebbe fare i boy scouts. I ragazzi si perdono venendo in centro dalla periferia e si massacrano davanti alle playstations, per cui togliamo pure tempo per studiare, che non abbiamo bisogno di persone che pensino, ma solo che ubbidiscano. Niente fondi a scuola e ricerca, ma altri che pioveranno sulla “difesa”, come se dovessimo difenderci da qualcosa. Dove sono i nemici? Quelli veri però, come quelli che ci succhiano il sangue e si fanno i propri comodi istituzionalmente. Non sarebbe più guerra bensì rivolta, penso.4 novembre, festa della vittoria di quasi cento anni fa, altri tempi, altre teste, altri ideali. Soliti riti, il presidente all’altare della patria, le frecce tricolori, il premier che fa un festino con venti sbarbatelle con coccarda bianco rosso e verde sul decolleté, ed altri soldi che verranno buttati. E se invece gli studenti dimostrassero la loro volontà di non accettare simili grandi manovre? Dove è finito il pacifismo? Nascosto tra pochi gruppi di persone pensanti o è radicato nel popolo a partire dalla famiglia composta dagli anziani, molti dei quali sanno cos’è la guerra, ed i più giovani? Ma nell’attuale rincoglionimento possiamo pensare che si senta ancora la necessità di una pace non guerreggiata? Forse non c’è più la paura dell’atomica, dell’olocausto nucleare, a tenere a bada la voglia di aggressività. La paura ti fa ragionare, e se non c’è dai per scontato che il mondo sia quello che vedi per le strade, e non quello che vedi, seppur censurato, dagli schermi televisivi. Guardiamo la foto di qualche militare o civile irakeno o afgano. Contiamo, se possiamo, i fori dei proiettili, e ragioniamo sul fatto che è stata una mano occidentale a premere il grilletto, un militare che sta portando la democrazia, ben pagato ed equipaggiato. E pensiamo ai ragazzi che oggi crescono allegramente con i fucili ad aria compressa, e domani prenderanno la mira contro i nemici, o quelli che saranno additati come tali. Fermiamoli ora che possiamo.