Kremuzio

Ed i treni a vapore, i treni a vapore...


A me il treno piace. Fin dalle prime volte che ci viaggiai, e non è difficile capire il perché. Dovete comunque capire che quando ero un bambino c’erano molte locomotive a vapore. Non proprio in città, ma quando andavi in vacanza ti passavano vicino nelle stazioni di paese e quando ti sfioravano riempivano l’aria di fumo puzzolente. Il loro stantuffare allegro era qualcosa di bellissimo, e se capitavi sulle pensiline quando questi locomotori figli dell’invenzione attribuita a Stephenson iniziavano a muoversi, assistevi ad uno spettacolo affascinante. Si doveva osservare quelle barre colorate, bielle dagli strani leveraggi che andavano avanti ed indietro con forza e la ruota motrice che scivola sul binario, poi si aggrappa al metallo e lentamente il convoglio si muove. Questa mancanza di immediatezza rende il moto quasi aleatorio. Il ritmo aumenta ed il fumo anche: da nerastro diventa bianco e ne esce anche dagli stantuffi, arrivandoti addosso. E si allontana con il suo ciufciuf ed il pennacchio sempre più orizzontale.Ma vado a memoria, mi sono quasi dimenticato come erano. Però i vagoni di una volta non posso dimenticarmeli. Sui regionali erano di legno, la vecchia terza classe. Scomodi e popolari. Mi sembra che invece di regionali si chiamassero “accelerati” forse perché il loro moto continuo era continuamente interrotto dalle fermate. Accelerazioni positive e negative.Poi si prendevano gli espressi che si fermavano un po’ di meno, ed i rapidi per i quali dovevi pagare un supplemento per andare più veloce del “piano”.Ed a pensarci oggi la velocità era molto ma molto bassa. Se ti capitava di andare a Milano ci mettevi sette ore, se eri fortunato. Ci si portava la settimana enigmistica ed una penna Bic comprata per l’occasione alla stazione. Chissà perché i miei acquistavano sempre quelle nere in similbakelite con la clip e l‘anellino dorato, che masticavi il piroletto dello scatto ed aveva un saporaccio. Ed una volta terminato il viaggio non usavi più (anche perché le smontavo sempre per capire come funzionassero e regolarmente mi perdevo un pezzettino importantissimo o l’anellino che sembrava inutile).In questo momento invece scrivo sul laptop, attaccato alla presa di corrente, vedo che c’è una rete locale wifi senza collegamento ad internet, praticamente nulla da usare. Abilito l’icona delle”persone nelle vicinanze, casomai mi mettessi a chattare con qualcuno, ma è tutto vuoto. Nessuno vuole più comunicare col vicino. Nei vecchi treni c’erano gli scompartimenti nei quali eri obbligato a parlare con gli occupanti. Ora stiamo tutti in fila come sull’autobus. Mangi di nascosto terribili panini trovati in qualche spaccio carissimo tipo autogrill e bevi da bottigliette di plastica da mezzo litro di acqua minerale. Non ci sono più quei panini giganti con la frittata ed i fiaschi di vino rosso che si faceva girare con bicchieri di vetro pulitissimi tra tutti i presenti. Non ho mai visto galline vive o morte che siano, e tantomeno sarchiaponi, come molti film neorealistici e sketch ci hanno raccontato.In questi costosi e veloci passaggi in treno da quasi 300 all’ora si parla sottovoce. Non si discute se non raramente al cellulare. Ognuno se ne sta con sé stesso, leggendo libri pienissimi di pagine, neanche edizioni economiche che ti potresti infilare in tasca, roba da autobus, oppure guardando film sul computer portatile, lavoricchiando con presentazioni o altri documenti. Sembrano tutti manager. Non parlano male del governo, al massimo di qualche collega. Pare che lavorino tutti in un’università. Che strano treno. Neanche squillano troppo i cellulari. Solo sms. Se guardo in alto vedo riflessi nella plastica delle cappelliere tutti quelli che sono seduti davanti a me per sette file. Alla quarta c’è una donna che di riflesso sta guardando me ed altri sei. Hanno auricolari bianchi e forse ascoltano musica o la radio. Anch’io ho seguito le partite poco fa. Altri dormono o cercano di farlo tra un sms del vicino e l’altro. Tra un po’ cominceranno a telefonare a casa per avvertire che arriveranno in orario o con qualche minuto di ritardo e che sono stanchi. Le suonerie sembrano simili tra loro, a partire da quelle con il trillo dei vecchi telefoni grigi. Nessuno ha quelle che si sentono per televisione fatte a Napoli con neomelodici e simpatici “animaletti” tipo gattino virgola ad altri cuccioli molto deprimenti come le pubblicità delle pompe funebri. Fortunatamente le ferrovie dello stato ci allietano con tanta pubblicità su quello che potrebbero offrire dal caffè allungato al noleggio delle auto con autista. I bagni sono immersi in lucette a led molto tristi e quando tiri la catena non vedi più il pietrisco e le traversine come una volta.Io che sono più orso del normale, cerco di starmene da solo, all’inizio o alla fine, Al numero 15 o 92, strano modo di contare, ma non voglio approfondire la questione. Nei posti singoli stai vicino ai bagni e spesso capita che trapeli qualche miasma di troppo, ma è il prezzo che devi pagare per rispettare la tua voglia di solitudine.Questo pezzo l’ho ovviamente scritto in treno, nel mio bel posto solitario scelto proprio per starmene in pace…