Kremuzio

Tu chiamale se vuoi, fissazioni


In testa ho un filtro. Ogni tanto funziona e quasi sempre no. Non so quando lo accendo e perché, però ogni tanto mi capita, ed allora vedo cose che di solito non vedo, o che usualmente non mi colpiscono i sensi, nascoste tra tutto quello che nella vita ti capita e nelle quali sono immerso.Ad esempio, ieri scendo al garage e sulla discesa mi accorgo che ci sono un migliaio di cicche di un tipo di sigaretta sottile. Ma in garage ci passo tutti i giorni, e perché non me ne ero accorto prima? Non posso pensare che nei giorni precedenti non ci fossero e che la notte prima qualcuno abbia aperto una finestra e scaricato un enorme portacenere con tutti quei chili di scarti fumatori. Allora penso che magari qualcuno si affaccia alla finestra, fuma e getta il mozzicone di sotto. Brava gente.Mi era scattato il filtro. E per fortuna il filtro è regolabile con la volontà, ed allora giro la manopolina delle meningi. E vedo vedo… Un cumulo di stecchini. E ancora, un sacco di cottonfioc e pure batuffolini di ovatta imbevuta di acetone. Non ho fatto analisi chimiche, mi sono solo ricordato che una condomina un giorno si lamentò perché questi batuffolini le cadevano sul tetto della macchina e toglievano la vernice a macchia di leopardo smaltato.E’ un esercizio simpatico, però. Si può fare anche in strada, e subito ti accorgi che i marciapiedi sono macchiati di chiazzette nere che, ad analisi approfondite, risultano essere gomme americane masticate e sputate. Sono miliardi, e sono più numerose ai lati, verso i palazzi e verso la strada. Forse perché la gente sputa di lato o perché camminando, le schifezze al centro vengono calpestate e scrostate.Ma a parte le cose che si vedono, che passano il filtro e vengono accentuate, come quando su CSI cercano macchie organiche passandole agli ultravioletti, ci sono anche parole o suoni che se ti fissi, ti rimangono in testa e ti fanno male. Una volta ho ascoltato un gran professorone che, poverino, ad ogni frase, a colpa di un tic, sembrava emettesse un paio di abbaiate. Terribile. Non riuscivo a capire nulla di quanto dottamente espresso, seppure interessantissimo con un’arte oratoria eccezionale. Però abbaiava tipo “wuf wuf” ad ogni frase, dopo ogni punto. Poi c’è un famoso sacerdote, famoso per le sue omelie, seguito da stuoli di pie donne anche perché bell’uomo, che infervora per mezzore la massa ma ha l’abitudine di ripetere troppo spesso la parola “storia”, ed allora quando lo ascolto non ce la faccio a non contarlo. Arrivo a 30, anche 40 volte: tengo il conteggio e quel che dice passa in secondo piano, come se scomparisse in un’elaborazione afasica, dove le parole si sciolgono, si disconnettono dal contesto della frase e scompaiono lasciando il frutto della filtrazione. In TV invece il filtro è settato con la parola “territorio”. Ho quasi imparato a non dar retta a quelli che lo dicono troppo spesso, come se con quella parola vorrebbero sottolineare un impegno politico e sociale che non riescono a definire correttamente senza l’impiego della parolina magica.Ci sono sicuramente altri filtri sensoriali, tipo la principessa sul pisello, o odori particolari o gusti ben precisi. A volte scattano a volte no, e finiscono nel calderone della vita, dove se dovessimo stare attenti a qualsiasi cosa il nostro cervello andrebbe in overflow. Troppi dati fanno male, ed è meglio che la modalità ad alta risoluzione scatti quando effettivamente ce ne fosse bisogno. In effetti se nel mentre io stessi parlando uno mi interrompesse dicendomi: “lo sai che hai detto 8 volte ‘diciamo’ negli ultimi 5 minuti?” A proposito di filtri e CSI, a me questa gag mi scompiscia, anche se è un po’ a luci rosse, o meglio, ultraviolette: http://www.youtube.com/watch?v=6IDxnvrEAYU ed ancora più a proposito, ho scritto ben 3 volte, compreso questa che scrivo ora, la parola “proposito”, solamente nell’ultimo paragrafo.