Kremuzio

Mancato relax


Capisci l’importanza del servizio sanitario quando ti serve. Ieri mi è servito per fare un po’ di analisi di controllo. Non ci vado presto, la solita ora nella quale esco da casa per recarmi in ufficio, tanto mi ero preso un paio di ore di permesso, sperando di non fare troppa fila. Che sai quando entri e non sai quando esci. Mi carico le tasche del giaccone con le impegnative, un bel barattoletto sterile riempito di orina calda di giornata, rinchiusa nella sua bustina, poi nella scatoletta e quindi in una busta di plastica onde evitare che possa fuoriuscire qualcosa, nel caso si dovesse rompere, ed un bel librone da leggere aspettando. Ho trovato da poco al mercatino una copia de “l’eleganza del riccio”, dato che il titolo mi attizzava e qualche sbirciata data al volo, pure. E poi 1 euro per un libro quasi nuovo, si può spendere. Allora così carico, mi faccio una bella passeggiata. L’ospedale più vicino è a poche centinaia di metri, che quando c’era il pronto soccorso, ogni tanto ci facevo una visita. Ora che l’hanno chiuso, non saprei proprio dove andare la prossima volta che mi farò male, e so che mi accadrà. Ma questa è un’altra storia…C’è poca gente in giro, poche macchine parcheggiate, e solo una con i vetri rotti. Entro svicolando tra coloro che chiedono firme per chiederti soldi e che ti vogliono vendere cerotti, garze usate e penne che non scrivono. Prendo il numerino. 83 e sono al 76. Cacchio, ci vuole poco. Mi siedo dietro la linea gialla e non posso fare a meno di osservare le persone di genere femminile che per parlare agli sportelli, si piegano quel parecchio che basta per mostrare qualcosa che mi trovo alla stessa altezza degli occhi. Lascio il libro in tasca. Tocca a me. Pago contando banconote e spiccioli al punto tale che la cassiera si stupisce della precisione (forse ieri dimostravo più anni di quelli che ho oggi). Pochi minuti ed eccomi alla seconda fila che di solito mi vede terribilmente annoiato quando improvvisamente arrivano un mucchio di donne incinte e di invalidi, così passano avanti, ma non fa niente, che tanto ho da leggere… I numeretti scorrono veloci, stranamente, ed io non ci sono abituato. Il libro rimane in tasca con tutto il suo peso e mi fa bilancia con l’altra tasca che contiene il barattoletto pieno di roba gialla. Ma proprio in questo momento mi accorgo che sulla porta c’è scritto che non accettano più le analisi delle urine se non contenute in provette. Ed ora che ci faccio con questa tanichetta piena che ho in tasca? Tiro fuori la busta di plastica pensando di travasarne un po’ del contenuto in una provetta che potrei trafugare da un vassoio abbandonato, quando mi accorgo con orrore che c’è dell’umidità nella confezione. Il barattolino ha avuto una perdita… porco qua e porco là. Ora la busta di plastica rassomiglia a quelle buste che una volta vincevi al lunapark, ma senza pesciolino rosso dentro, con l’acqua del fiume giallo o del mar giallo, a piacere, ma pur sempre paglierino.Glisso sui pensieri poco amichevoli che ho avuto in quel momento ed alla maledizione che prima o poi colpirà la fabbrica dei contenitori sterili, roba da piaghe d’Egitto.Mi lascio cavare il sangue, avverto che ho un contenitore troppo grande in tasca e rimando la maleodorante consegna.Una mezzora dopo, ritorno con lo sporco lavoro effettuato: acquistate provette, riempitane una con il prezioso liquido della prima mattina, riportata alla simpatica infermiera dai capelli rossi che mi aspettava con bencelata ansia, ancora memore della vena che non si trovava. Ma ora vi svelo un segreto, per aumentare la pressione avevo giusto rivolto un pensiero alla sunnominata rossa immaginandola vestita da infermiera, come se fossi un premier qualsiasi.Trucchetti  carnascialeschi che però funzionano… Ma la cosa che mi ha dato fastidio è stata la mancata lettura del libro nel corridoio d’attesa: speravo tanto di rilassarmi un po’. Quasi quasi ci ritorno la settimana prossima, non proprio per rivedere la rossa, sperando ci sia da aspettare molto.