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L'evoluzione di Alaska (e del web)


Alaska è una trasmissione di Radio Popolare condotta da Marina Petrillo dal settembre 2009. Nasce con l'idea de seguire in modo attento le discussioni che si sviluppano sui blog italiani, ma soprattutto stranieri ma nel corso di meno di due anni ha dovuto cambiare ed adattarsi alla nuova forma di internet.Nel 2009 siamo al culmine dell'esperienza dei blog, internet ha trovato un suo precario equilibrio nei contenuti creati da, in qualche modo, nuovi o vecchi, personaggi di riferimento che riescono a comunicare ad un grande pubblico anche svincolandosi dai media tradizionali. I commenti ai post sono il luogo principe della discussione on-line ed hanno soppiantato i vetusti forum.Alaska, nei primi mesi, è un rassegna di ciò che c'è di interessante in giro per il web, forse un po' nerd, attenzione ai fumetti, all'arte di nicchia, ai libri, all'arte, alle nuove trovate tecnologiche. Si tratta per lo più di commenti e recensioni. Ma siamo anche all'inizio dell'era Obama, c'è il forum di Copenhagen sull'ambiente, si cercano in rete le risposte alle domande di energia pulita e stile di vita sostenibile.Il primo scossone arriva a gennaio 2010 con il terremoto di Haiti. L'attualità sta trovando una nuova forma di comunicazione Twitter e Flickr diventano mezzi fondamentali per raccontare l'oggi. Alaska inizia ad interessarsi alle notizie user genered, anche con riferimento all'Italia, alla rivolta di Rosarno, alla ricostruzione dell'Aquila. Si inizia la collaborazione con Global Voices e si apre una finestra sull'Iran, paese con forse il maggior numero di blogger pro capite.Lentamente Alaska inizia a diventare una finestra aperte sulle crisi dimenticate, oltre ad Haiti, si parla di Cina, di acqua. Il mese d'aprile è quasi dedicato al vulcano Eyjafjallajokull con le notizie dal posto, ma soprattutto le foto e i commenti degli abitanti.A maggio, con la crisi della BP e della marea nera c'è un nuovo salto, ormai anche i blog appaiono lenti rispetto alla necessità di velocità delle informazioni, a allora ci si butta su Twitter. Il microblogging, il re-twitting, sono gli strumenti che più facilmente permettono di seguire l'attualità. Alaska da blog che parla di blog diventa anche twitter che selezione e rilancia le notizie prima ancora dei lanci di agenzia.Dopo la pausa estiva, ad ottobre, Alaska sembra tornare alle vecchie tradizioni, sgurado su blogger famosi e molta America. Ma è solo una breve parentesi. Con gennaio 2011 avviene la trasformazione definitiva, sono le rivolte nel mondo arabo a segnare il definitivo crollo del sistema blog per informare a favore di Twitter, Alaska seleziona di volta in volta le voci da seguire dall'Egitto, dall'Algeria, dalla Tunisia e dalla penisola arabica e le rilancia, le contestualizza le commenta. I blog sono solo lo spazio dove questi twit e le loro foto vengono legati insieme e contestualizzati. Le crisi si inseguono, e il tempo per capirle è poco.La fase di marzo, poi, è forse quella più difficile, inizia ad essere un triste bollettino delle voci che si spengono o spariscono, i twitter del nord africa vengono arrestati, rapiti turturati, inizia il bollettino degli scomparsi, degli account violati e delle voci libere in difficoltà. Mentre si parla sui media della guerra in Libia, si cerca ad Alaska di seguire le molte piazze in rivolta, attraverso i 140 caratteri di Twitter e le poche informazioni che altri blogger tentano di organizzare.Alaska, ottima Marina Petrillo, ha saputo leggere il cambiamento di internet come pochi media in Italia, lasciando perdere i gruppi "scandalo" di Facebook ma andando a cercare là dove le notizie si creano e dove le persone comunicano. Grazie, continua così.