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Miti nucleari: l'uranio ci renderebbe indipendenti da paesi instabili


Dopo i primi due miti nucleari1- L'Italia importa il 20% di energia prodotta da centrali nucleari dalla Francia!FALSO. L'energia che l'Italia compra dall'estero è sì il 20% ma quella prodotta da centrali nucleari è solo l'1,5%. Approfondisci qui.2- L'Italia è circondata da centrali nucleari di altri paesi, in caso di incidente avremmo gli stassi danni, ma non abbiamo i benefici!FALSO. Le centrali ai nostri confini sono 11 e distano tutte più di 100 km. Un incidente in quelle centrali avrebbe ripercussioni molto meno gravi in Italia che nei paesi di istallazione. Approfondisci qui.ecco il terzo mito:3- L'uranio ci rende indipendenti da paesi instabili!FALSO. Ecco il grafico delle disponibilità di uranio stimate nel mondo. 
Australia, Canada e USA coprono il 44% delle risorse certe o ipotizzate, ma la maggior parte delle risorse sono in paesi a grandi instabilità politica come il Kazakistan, la Namibia, il Niger, la Giordania, l'Uzbechistan, l'Ucraina, la Mongolia.Ma se si guarda l'attuale produzione la situazione cambia, e in peggio:1 Kazakistan 13,820 tonnellate pari al 27.6 % della produzione mondiale2 Canada 10,173 - 20.0 %3 Australia 7,982 - 15.7 %4 Namibia 4,626 - 9.1 %5 Russia 3,564 - 7.0 %6 Niger 3,243 - 6.4 %7 Uzbekistan 2,429 - 4.8 %La produzione dei paesi a rischio è quindi di molto maggiore a quelli "tranquilli".Certo la situazione del petrolio è peggiore, ma l'uranio trasferirebbe soltanto la dipendenza dai paesi OCSE a quelli africani e dell'ex-URSS. Non può essere la soluzione.Ah, se siete rimasti indietro rispetto alla situazione politica del Kazakistan basti pensare che il suo presidente Nazarbaiev è in carica dal 1989, ovvero dalla nascita dello stato, e ha recentemente annunciato di voler rimanere al suo posto fino al 2030. Il genero e aspirante erede è Kulibaev, che secondo Wikileaks detiene il 90 per cento dell'economia del Paese, Kulibaev è a capo del colosso energetico KazMunaiGas, di quello dell'uranio Kazatomprom, della compagnia elettrica statale e di alcune ferrovie.Questo, invece, è quello che accade nelle miniere del Niger.