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Russia ecologista? forse, ma di sicuro Costa d'Avorio inquinata


solo qualche giorno fa scrivevo di come un'isola del pacifico russa stesse per essere pesantemente rovinata dalle perforazioni della Shell.Oggi sembra che il Cremlino abbia scoperto un'anima ecologica e revoca la licenza di trivellazione dopo una serie di controlli ambientali ordinati da Mosca. Dietro la tanto legittima quanto improvvisa sensibilità ambientale russa, secondo molti osservatori, si nasconde in realtà l'intenzione del Cremlino di favorire il consorzio nazionale dell'energia Gazprom.
Il presidente Putin starebbe in particolare cercando di assecondare il desiderio del colosso energetico russo di creare nella Siberia orientale una gigantesca provincia dove produzione, trasporto ed esportazione di energia siano unificati. Un progetto che per essere realizzato ha però bisogno che venga eliminata la competizione straniera affinché tutto venga subordinato unicamente agli interessi nazionali.e visto che però per il momento la situazione è congelata (con tanta soddisfazione delle popolazioni che sull'isola di Sakhalin ci vivono), vi parlo di un altro caso ambientale con la speranza che anche questo si risolva in tempi brevi:
esiste una petroliera che non deve prendere il largo: la Probo-Koala. In questo momento si trova in un porto dell'Estonia e gli attivisti di greenpeace stanno facendo di tutto perchè vi rimanga. Sembra che la nave contenga residui di zolfo e rifiuti di raffineria che, una volta scaricati, sono fermentato in assenza di ossigeno, sprigionando il micidiale acido solfidrico a livello gassoso, questo è successo in un porto della Costa d'Avorio, Abidjan.i fatti: In poche ore, le circa 400 tonnellate del misterioso carico che la nave trasporta vengono trasferite dalla società Tommy, incaricata dello scarico e carico merci del porto, in 24 camion, che prendono la direzione della discarica di Akouédo. L’allarme scatta solo qualche giorno dopo, precisamente il 21 agosto, quando centinaia di persone residenti vicino alle zone contaminate (la discarica di Akouédo, il canale Vridi e il deposito di Plateau Dokui in particolare) arrivano negli ospedali di Cocody e Treichville lamentando mal di testa, diarrea, vomito… A questo punto il Centre Ivoirien Anti Pollution, di stanza al porto, comunica al comandante della Probo Koala di non lasciare Abidjan e di tenersi reperibile per chiarimenti, dopo che alcuni campioni  raccolti nelle zone “incriminate” rivelano la presenza di sostanze tossiche (si parla di soda caustica e di acido solfidrico). Nonostante ciò, il giorno dopo la nave lascia indisturbata il porto di Abidja. 8 persone sono morte.
Qualche giorno fa, dal porto di Paldiski in Estonia, dove la nave si trova attualmente, le autorità competenti avevano fatto sapere di aver accordato il loro beneplacito affinché la Probo-Koala potesse prendere il largo. La decisione ha scatenato la protesta dell'organizzazione ambientalista Greenpeace, secondo cui sarebbero necessari ulteriori controlli. Martedì gli attivisti avevano bloccato le vie d'uscita del porto piazzando la loro nave Arctic Sunrise a 100 metri dalla terraferma, mentre ieri due membri dell'associazione che si batte per la tutela dell'ambiente si sono incatenati agli ormeggi per impedire che la Probo-Koala possa prendere il largo. I due sono stati arrestati dalle forze dell'ordine.
Alcuni esperti ritengono che tra i materiali scaricati nella città di Abidjan ci fosse dell'acido solfidrico, una sostanza maleodorante e velenosa. Al contrario, la compagnia Trafigura, proprietaria della petroliera, insiste nel dire che i rifiuti erano composti da una mistura di benzina, soda caustica ed acqua. Nel frattempo, però, il ministero della Salute ivoriano ha reso noto che altri 2 cittadini ivoriani sono deceduti per la contaminazione, facendo così salire il bilancio delle vittime a 8. Nell'ultimo mese più di 80mila persone hanno consultato un medico in merito a possibili problemi causati dall'esposizione ai rifiuti tossici.chiedo giustizia per le vittime dell'inquinamento criminale, il vero terrorismo contro chi non può difendersi