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America Latina una doppia sporca guerra


L'America Latina si sta scoprendo forte e ha voglia di indipendenza. E' stanca di dominazioni, prima le colonie, poi le finte democrazie, poi le dittature militari e poi i sopprusi delle multinazionali. Ora si scopre capace di costruire un cammino forte e sostenibile. Ma questa è un guerra organizzata e con le sue vittime.
E gli eserciti ci sono e si organizzano. Le recenti vittorie elettorali delle sinistre politiche in America Latina, ultima quella di Daniel Ortega in Nicaragua, hanno convinto George W. Bush a riavviare il programma di addestramento in Usa di militari di 11 stati della regione da parte delle forze armate statunitensi. L’amministrazione americana auspica che questo provvedimento possa rafforzare i legami con i paesi sudamericani e caraibici e rallentare o invertire il loro “orientamento” a sinistra. L’addestramento era stato sospeso nel 2002 alle nazioni che si rifiutavano di sottoscrivere con Washington trattati bilaterali per garantire l’immunità dei militari statunitensi di fronte alla Corte penale internazionale (Cpi), ma si sarebbe tradotto in seguito nella “perdita dell’influenza statunitense nella regione”. Secondo Condoleezza Rice l’impatto della sospensione dell’addestramento equivaleva per gli Usa ad “essersi sparati ai piedi”.E le vittime ci sono, ogni giorno, nell'indifferenza mediatica. Un nome è diventato famoso, quello di Chico Mendez (cantato dai Nomadi e da Manà) ma gli altri?
Il primo di Novembre, per esempio in Perù è stato ucciso a colpi di pistola da due uomini non ancora identificati Edmundo Becerra, presidente del Sistema di acqua potabile e difesa della vita e dell’ambiente di Yanacanchilla, nella regione settentrionale di Cajamarca (approfondimento). Becerra, 43 anni, si batteva al fianco dei ‘campesinos’ contro lo sfruttamento minerario di Yanacocha, il secondo giacimento d’oro al mondo, da parte del consorzio “Minera Yanacocha” costituito dalla statunitense Newmont Mining Corporation, la peruviana Minas Buenaventura e la Banca Mondiale. Secondo il vice-presidente del Fronte unico a difesa della vita di Cajamarca, Ivan Salas Rodriguez, il consorzio minerario aveva aumentato le pressioni contro i ‘campesinos’ che si rifiutavano di cedere le loro terre arrivando a commissionare violenze e omicidi. Il 75% della popolazione del Cajamarca vive di agricoltura e allevamento e a più riprese ha denunciato la contaminazione delle terre limitrofe ai giacimenti d’oro e dei corsi d’acqua, come quelle causate da cianuro e mercurio nel 2000 e 2001.Se questo continente riuscisse a farcela tutto il mondo, soprattutto il sud del mondo avrà una speranza in più.