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un haitiano ha diritto a morire?


in Repubblica Dominicana, con buona pace dei suoi politici che lo negano, c'è un aperta discriminazione raziale contro gli immigrati haitiani. Questo razzismo, infiammato sotto la dittatura di Trujillo (anni '20 - '50) per rafforzare lo spirito nazionale, è tutt'ora vivo e purtroppo molto presente. Haiti è uno dei paesi più poveri al mondo e i suoi abitanti emigrano in Repubblica Dominicana dove fanno qualsiasi lavoro per sopravvivere, senza documenti (perchè non vengono concessi visti residenziali) e senza diritti. I figli degli immigrati haitiani non vengono riconosciuti dalla Repubblica Dominicana (come prescrive la Costituzione) e rimangono senza documenti per tutta la vita, rafforzando la catena della schiavitù moderna.A inizio di dicembre al centro di salute di Oné Respe a Santiago è arrivato un immigrato haitiano, da tutta la vita in Repubblica Dominicana, con un dolore atroce al torace. Dopo le prime analisi è apparso subito chiaro che aveva un tumore avanzato e con metastasi. Il centro oncologico rifiutò il caso dicendo che non c'era più nulla da fare. Dopo vari litigi le promotrici di salute di Oné Respe riescono a far ricoverare Enrique nel reparto emergenza dell'ospedale regionale. E qui iniziò il lento spegnersi di questo uomo, non anziano, che venne abbandonato su di un letto senza nessuna attenzione. Se non fosse stato per le promotrici di Oné Respe che ogni giorno andavano a fargli visita, portargli una coca cola (unica cosa che riusciva a bere), cambiargli le lenzuola e FORNIRGLI ANTIDOLORIFICI (a proposito, grazie al cielo che questa estate era arrivata una grande donazione dall'italia) Enrique avrebbe sicuramente sofferto molto di più. Sono stato a trovare Enrique il giorno di Natale per portargli un po' di uva e di conforto. Il salone dell'ospedale era in condizioni pietose.Stanotte Enrique è morto. Per lui è stato sicuramente la fine di una sofferenza, per qualcuno in ospedale (geloso delle attenzioni che riceveva un haitiano) un peso in meno, per la figlia adolescente un grande dolore. Non restava altre cose da fare che dargli una degna sepoltura, ma il comune si è rifiutato di dare una cassa per un haitiano "altrimenti dovremmo darla a tutti quelli che muoino", come se da domani tutti gli haitiani facessero apposta a morire per poter prendere una cassa da morto dal comune... Riusciamo a trovarne una ad un prezzo accessibile ai pochi fondi di Oné Respe. Poi bisogna trovare un posto nel cimitero. Sembra che non ci sia. Ma come è possibile e come fanno negli altri cas? Ieri, ci dicono, sono morti 9 haitiani, li abbiamo messi in una fossa comune. Ma uno dei becchini conosceva Enrique e allora, contro un muro di cinta, si trovano un paio di metri quadri per sistemare la sua bara. Paghiamo la persona che lo veste e sistema nella bara, paghiamo l'ambulanza che porta il corpo al cimitero, paghiamo i becchini che lo interrano.La figlia vive con una signora nelle montagne vicino a Santiago, non c'è telefono, mandiamo una persona ad avvisarla ma non arriva in tempo per l'interro. Dico interro e non funerale perchè non c'è stata messa, noi di Onè Respe, 8 persone, due suore e un ragazzo haitiano dei gruppi di nueva masculinidad di Oné Respe siamo gli unici testimoni della fine della vita di questo uomo rifiutato da tutti anche al momento di morire.stiamo uscendo dal cimitero un altro haitiano sta parlando con un becchino, cerca un posto per un suo parente, ma proprio, sembra, non è possibile. D'altra parte, quando siamo arrivati questa mattina all'ospedale ci è stata data una conferma in più della sistuazione in cui viviamo: "Siamo qui per una persona che è morta stanotte", alla reception ci rispondo "morto! non ne so nulla, aspetta che vado a controllare", torna, "no, non risulta", allora noi insistiamo "ma ci hanno chiamato che è morto Enrique un malato haitiano che..." "Ah, ma dovevate dirlo subito che era haitiano". Gli haitiani, evidentemente, non sono persone.