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in fuga da haiti


Numerosi componenti della nazionale di calcio haitiana under 17 sono scomparsi nel nulla all'aeroporto di New York. La comitiva si trovava all'aeroporto John F. Kennedy per uno scalo aereo, in attesa di partire per la Corea del sud dove avrebbero dovuto disputare delle amichevoli, quando 13 dei 18 calciatori si sono dileguati nel nulla.Successivamente sei ragazzi sono tornati dai dirigenti della squadra. Il console di Haiti a New York Felix Augustine ha dichiarato: "L'unica cosa che sappiamo è che sei di loro sono tornati, gli altri li stiamo ancora cercando".
Quale si la situazione ad Haiti lo spiega bene l'ambasciatore italiano con un'intervista a peacereporter: "E’ desolante, vogliono tutti partire da questo splendido Paese. Non c’è speranza, nello spirito della gente, di costruire in Haiti un avvenire. Una grande parte dell'imprenditoria è presente solo per via delle proprietà che ancora ha in questo paese, ma vive altrove. E questo la dice lunga sul fatto che Haiti sia ancora un paese colonizzato e con una struttura coloniale, dove c’è gente che da ordini e sfrutta tutto il resto della popolazione."
In questi giorni a Milano c'è una mostra "dalla parte dell'ombra" di Ivo Saglietti che racconta la sua esperienza pluriennale in paesi di conflitto tra cui Haiti e Repubblica Dominicana. La mostra è ad ingresso gratuito presso la galleria BelVedere in via Santa Maria a Valle 5. Così il fotografo racconta uno dei suoi scatti: «Haiti, Port-au-Prince, 1991. C’è una casa di un santone woodoo dove c’è una enorme teschio nero in primo piano e poi molto più piccola una finestra da dove alcune persone guardano dentro la casa. È un’icona, una sintesi di quello che si vive lì e di quello che è stato la dittatura: la cultura del senso di morte. A quel tempo la gente viveva nella paura degli zombi che abitavano le cantine del potere».